C’era bisogno di una vittoria, di tre punti pesantissimi che potessero avvicinarci ai Granata di Mister Davide Nicola e mettergli pressione, prima, in vista del recupero infrasettimanale con la Lazio, e poi (sperando in una vittoria dei biancocelesti…) aspettando lo scontro diretto dell’Olimpico Grande Torino.
Invece, il Benevento ha pensato bene di battere (idealmente) sé stesso e di vanificare la già flebile speranza. Già, perchè il pari del Crotone, nei minuti di recupero e dopo aver giocato una settantina di minuti in dieci, vale come una pesante sconfitta. L’ennesima, di una stagione sciagurata, almeno quella condotta dai giallorossi nel girone di ritorno. Una squadra che va subito in tilt, timida, impacciata, con uomini in campo assolutamente non all’altezza della categoria e quei pochi che avrebbero dovuto fare la differenza ad annaspare in maniera imbarazzante. E, bisogna sottolinearlo, il Crotone ha fatto di tutto per non infierire. Ha accettato i ritmi da passeggiata impostati dall’irascibile (!) Schiattarella (ancora il peggiore, stavolta in tutti i sensi) ma non ha potuto non buttarla dentro con Simy, lasciato praticamente da solo a un metro dalla porta di Montipò. Sarebbe stato, quello sì, un autentico scandalo! Ah, a proposito: di Glik s’erano già perse le tracce, a marcare il gigante nigeriano c’era il peso leggero Letizia…
Inzaghi ha ancora una volta sbagliato tutto quanto poteva sbagliare, nelle scelte e nella gestione dei cambi. Certo, le tante palle goal sprecate, le ripartenze buttate alle ortiche per folle egoismo di qualcuno, e poi gli infortuni di Ionita e Depaoli gli hanno anche scombinato i piani, semmai ve ne fossero però. Giocare ad un ritmo così basso, ipoteticamente per evitare le ripartenze dei pitagorici, è sembrato a tutti almeno illogico. Almeno finchè non fai due o tre reti e ti metti al sicuro, considerata anche l’inferiorità numerica degli avversari. Invece, come sempre, la magagna è venuta fuori. E, con un’azione alla moviola (praticamente senza opposizione!) i calabresi hanno realizzato il goal del pareggio in zona Cesarini. L’uno a zero striminzito realizzato da Lapadula (oltre ogni errore, raro esempio di abnegazione calcistica) andava gestito, semmai, nel secondo tempo, con un calciatore bravo a tenere palla e a dettare i tempi. Ad esempio, uno come Viola. Macchè… il tecnico ha preferito non fare il quinto cambio (nell’ultimo slot disponibile) se non per fare spazio ad un improponibile Gaich. Se non è sciagurataggine questa…
Inutile ritornarci su. Stessi errori degli ultimi cinque mesi, stesso copione, con attori per lo più inadatti (eufemismo) ad un palcoscenico così importante. E poi, certi atteggiamenti ingiustificabili nel campo di alcuni calciatori, sono stati davvero la ciliegina sulla torta di una inevitabile e praticamente maturata retrocessione, certa oramai al 99,9% (per difetto).
Adesso bisogna aspettare il risultato del recupero Lazio – Torino. Con i biancocelesti, che nelle speranze di noi tutti dovrebbero vincerla, ma che non hanno più nulla da chiedere al campionato. Si, il Toro visto nelle ultime gare è in grossa difficoltà. Ma anche a loro verrà la forza, e sicuramente riusciranno a conquistare almeno un pareggio. Sarà uno stillicidio ed un inutile macerarsi nell’attesa. Ma la matematica è ancora lì, ad alimentare l’illusione, quella di una sconfitta dei granata e, peggio, quella di potere andare a vincere a Torino. Con una squadra, la nostra, in queste condizioni? Innegabilmente utopica la nostra speranza, ma in fondo non abbiamo alternative. Vedremo, manca davvero poco.