
Arturo Ciullo
Analisi.
Quella giocata contro l’ Atalanta domenica scorsa era, di fatto, l’ultima delle partite del girone d’andata che avrebbero visto impegnata la Strega contro una delle “7 sorelle “ rappresentanti il top del calcio italiano.
Gli uomini di Gasperini hanno mostrato la qualità, la fisicità e la maturità che hanno consolidato la società bergamasca nell’élite del calcio Italiano. Avere a disposizione un organico con valori tecnici del calibro di Ilicic, Muriel e compagnia, rappresenta, oggi, davvero il frutto di una perfetta pianificazione.
Dalla sua, la truppa di Inzaghi è uscita dal match a testa alta, nonostante una rosa davvero ridotta all’osso, che ha costretto il tecnico sannita a scelte tecniche quasi obbligate.
Il trainer giallorosso schiera una linea difensiva con il rientrante Maggio, a far reparto con Glik e Barba centrali e Foulon ad agire sulla sinistra. In mediana Improta-Schiattarella-Dabo, con Sau e Ionita alle spalle di Lapadula.
Nel corso della gara, la squadra ha saputo più volte cambiare atteggiamento tattico, passando dall’iniziale 4-3-2-1 ad un immediato 4-4-2, per poi stabilizzarsi con un 5-3-2. Un test che ha confermato la collaudata duttilità dei calciatori a disposizione del tecnico sannita.
L’equilibrio della gara è stato sbloccato solo dagli errori. Dapprima Foulon, che ha letteralmente regalato un appoggio ad un devastante Ilicic; quindi un’altra disattenzione collettiva, che ha finito per essere letale sul secondo vantaggio degli orobici. Nel frattempo i ragazzi di Inzaghi erano anche riusciti a riequilibrare la gara grazie ad un altro capolavoro di Sau su una precisissima imbeccata dell’esordiente Pastina.
Successivamente c’è stata l’occasione per riequilibrare ancora una volta il match, ma secondo una vecchia regola non scritta ricorrente nel calcio secondo cui “ a gol mangiato segue gol subìto” , nel giro della stessa azione, in ripartenza, l’Atalanta ha marcato la terza rete che ha chiuso definitivamente la gara.
Bisogna evidenziare, però, che oltre allo spessore tecnico e allo strapotere fisico degli Orobici, la differenza s’è ancor più evidenziata quando la Dea ha effettuato i cambi. E lì che è emerso l’enorme divario tecnico tra i due organici.
Risultato a parte, ho potuto trarre dalla partita alcuni spunti molto interessanti.
In primo luogo l’essere riusciti a tener testa ad una “grande” per circa 70 minuti nonostante un’evidente differenza di organico e di caratura tecnica. A seguire la capacità di cambiare atteggiamento tattico. Quindi l’aver saputo fronteggiare una squadra che ha avuto dalla sua la possibilità di poter effettuare più cambi rispetto ai Sanniti, i quali venivano, tra l’altro, da un tour de force che li aveva visti affrontare in soli 3 giorni partite contro Milan e Cagliari e che li opponeva, nei successivi 3 (totale 6) all’Atalanta stessa. A proseguire, la capacità di adattamento di diversi calciatori in più ruoli (vedi Improta e Barba), per terminare, infine, con la valorizzazione di alcuni giovani promettenti (Di Serio, Pastina e Foulon).
Il tutto condito dal confermato (ottimo) spirito di squadra e di gruppo, che esalta anche le buone qualità tecniche .
Ecco il mio personale giudizio sui partecipanti alla gara.
Montipò (voto 6-): all’indiscussa qualità tra i pali, alterna incertezze sia in fase di ripartenza, sia nella gestione dell’area piccola, come quando, in occasione del raddoppio nerazzurro, avrebbe potuto bloccare la palla anziché respingerla. Evita comunque un passivo che avrebbe potuto essere più pesante.
Maggio (voto 6): rientra dopo un lungo stop. Prova muscolare. Sembra limitarsi a gestire la condizione fisica. Disattento e lento in occasione del raddoppio atalantino, laddove non effettua “a regola d’arte” la diagonale difensiva.
Glik (voto 6): Di stima. Prova gagliarda. Dalle sue parti si passa poco. Coordina la linea difensiva con esperienza. Nessuna responsabilità diretta sui gol incassati.
Barba (voto 7): gara di spessore, in linea con le precedenti.
Foulon (voto 5): macchia la prestazione con l’errore sul primo gol nerazzurro.
Improta (voto 7): s’adatta, impeccabilmente, ad ogni ruolo e ad ogni mansione da svolgere.
Schiattarella (voto 6,5): meno lucido del solito, anche se giustificato in qualche modo per lo sforzo di 3 gare in 6 giorni accentuato dal “peso delle responsabilità”. Gestisce le energie fisiche e nervose.
Dabo (voto 5): in ombra. Forse il giocatore più in ritardo in questa fase. Ha bisogno di ritrovare la giusta condizione fisica e mentale.
Ionita (voto 6,5): prova intelligente, ma anch’egli paga lo sforzo degli incontri ravvicinati. Dà comunque il suo onesto contributo.
Sau (voto 7): uno spettacolo vederlo giocare con l’entusiasmo e la voglia di sempre abbinata ad una tecnica che s’appartiene a pochi.
Lapadula (voto 6 ): prova maschia, arriverà il suo momento
Subentrati:
Insigne (voto 6): gara senza particolari sussulti, dà il suo contributo.
Pastina (voto 7): bagna l’esordio con un’entrata “di giustezza” e mostra una certa padronanza della zona di competenza. Fornisce anche uno splendido a Sau in occasione del pareggio sannita.
Hetemaj (voto 6,5): parte dalla panchina, doveva di tirare il fiato in vista di sfide più importanti. Chiamato in causa, dà sempre il suo contributo con grande personalità.
Di Serio (voto 6,5): grintoso.
Del Pinto (voto 10): per quanto ha dato al Benevento, alla maglia giallorossa che porterà per sempre cucita addosso. Protagonista tra i protagonisti della storica “doppietta” dalla “C” alla “A” e della seconda promozione nella massima serie A. Ragazzo serio, professionista esemplare, sempre al proprio posto, mai sopra le righe, rispettoso di tutto e di tutti, amato dai compagni. Inzaghi gli concede la giusta e meritata passerella nella sua (forse) ultima partita al Vigorito, per un ideale abbraccio di commiato dai “Suoi” tifosi, i quali, se fossero stati presenti sugli spalti, gli avrebbero tributato la meritata standing ovation unita ad un lungo, calorosissimo applauso. Uscita di scena degna di un gladiatore… immortale.
Inzaghi (voto 7+3=10): tre voti in più, per il nobile gesto nei confronti di Del Pinto, quello stesso nobile gesto che venne ignobilmente negato a Christian Maggio il giorno del suo commiato da Napoli. Che dire? Un grande uomo, oltre che un grande professionista. Quanto alla partita, si vedono i frutti del lavoro suo e del suo staff. Ha voluto gestire opportunamente gli uomini in vista delle prossime “finali” contro Crotone e Torino. Cambia più volte modulo nel corso della partita; la squadra gioca con personalità dando anche, a tratti, l’idea di voler compiere l’impresa. Torneranno presto a disposizione i vari Viola, Iago Falque, Caldirola, e qualche altro regalo gli verrà dal mercato, al fine di puntellare un organico che sta raccogliendo attestati di stima dalla critica sportiva nazionale.
Ora testa a Crotone, una sfida dal sapore particolare, per riprendere il cammino verso lo “ scudetto “ della salvezza .
Forza Strega 91!