By Arturo Ciullo
Storia.
Nel giorno della memoria di Diego Armando Maradona, la Strega trova il primo, storico, punto contro la squadra con più titoli italiani all’attivo e scrive un’altra bellissima pagina della sua storia.
La chiave di lettura della partita può riassumersi in una sola parola: umiltà. Quella stessa umiltà che s’era già vista la scorsa settimana nella gara giocata contro la Fiorentina.
Nonostante siano giunti all’appuntamento con un organico ridotto all’osso, i sanniti hanno affrontato senza alcun timore reverenziale una “vecchia signora“ apparsa ancora una volta senza grossa personalità, disposta peraltro ad accettare malvolentieri il verdetto del campo e che non ha potuto nemmeno opporre l’alibi dell’assenza di Ronaldo, fuori per scelta concordata e non per altre circostanze causali.
Mister Inzaghi è riuscito, dalla sua, a dare ai suoi uomini la giusta carica. Il risultato finale premia un lavoro che da qualche settimana inizia ad avere una sua precisa identità.
Come ho già avuto modo di dire in miei precedenti interventi, il gruppo, molto rinnovato, è incompleto anche a causa di sciagurati infortuni; la difficoltà di Inzaghi sta, anche, nel trovare la giusta quadratura, costretto a fare di necessità virtù facendo leva sui pochi uomini a disposizione.
Fin qui, le indicazioni ricevute parlano di un organico che riesce bene o male a giocarsela con tutte senza timore e che ha dalla sua una sostanziale possibilità di crescita. Bisogna solo avere un po’ di pazienza. Se qualche critica piovuta da più parti può essere sembrata eccessiva, credo che nessuno, alla fine, voglia il male della Strega.
Tornando all’analisi della gara, si parte con il collaudato 4-3-2-1, con la stessa linea difensiva della scorsa settimana formata da Letizia, Glik, Caldirola e Barba, con la conferma della mediana “operaia” con interpreti Hetemaj, Schiattarella e Ionita e dell’attacco con Improta e Caprari alle spalle di Lapadula.
Il Benevento attende, senza soffrire, la Juventus nella propria metà campo. Se si esclude qualche iniziativa di Dybala, ma nulla di trascendentale, il riassunto del primo tempo si sostanzia nella rete juventina ad opera di Morata, causata dalla solita grave disattenzione difensiva da parte di sanniti frutto di un errato posizionamento delle linee e nella reazione sannita culminata dalla marcatura del pareggio ad opera di Letizia al termine della prima frazione di gioco. Lo scugnizzo conferma le proprie qualità offensive con una rete delle sue.
La seconda parte della gara si presenta più accesa ed aperta. Con il passare dei minuti, la Juventus manifesta un crescente nervosismo, forse dettato dalla presa d’atto che riuscire a portar via l’intera posta dal Vigorito sarebbe stato molto complicato.
Alla fine, il Benevento riesce a guadagnare un punto storico e preziosissimo per la sua classifica, e che contribuisce ad accrescere l’autostima in vista delle prossime gare che vedranno in scena squadre meno titolate e, almeno sulla carta, più abbordabili.
Questo il mio personale giudizio sui partecipanti alla gara:
Montipò (voto 6,5): apparso talvolta un po’ timoroso, si fa trovare pronto in una delle rare occasioni in cui la Juve si rende pericolosa.
Letizia (voto 7): inizia a destra per poi trasferirsi a sinistra dove offre ancora una volta il meglio di sé; decisamente meglio in fase difensiva. Suggella la sua prestazione con un’altra rete delle sue che regala un punto storico alla Strega.
Glik (voto 7,5): ancora una gara che evidenzia la sua crescita costante. Memore dei suoi trascorsi torinisti e dei tanti derby disputati con indosso la maglia granata, giganteggia mettendo tutta l’esperienza e facendo “sentire” la sua fisicità. Bene.
Caldirola (voto 6,5): fino a quando è rimasto in campo è apparso “in palla”. Speriamo che il suo infortunio non sia nulla di grave.
Barba (voto 6,5): inizia in affanno a sinistra della linea difensiva; con l’uscita dal campo di Caldirola, spostato al centro della difesa, fornisce una prestazione gagliarda ed all’altezza.
Hetemaj (voto 7): un moto perpetuo, praticamente ovunque. La sua presenza nelle ultime due partite ha ridato equilibrio alla squadra .
Schiattarella (voto 6,5): prestazione muscolare, più che tecnica. A lui il compito di curare le due fasi con la massima attenzione: vi riesce, ma finisce stremato.
Ionita (voto 6): ancora una volta in ritardo in occasione della rete della Juve (il che evidenzia i suoi limiti in fase difensiva) allorché non chiude la diagonale difensiva in maniera opportuna. Come già visto nelle partite precedenti, non riesce a superare il limite dell’ora di gioco, anche se offre una prestazione generosa.
Improta (voto 7): spirito di sacrificio ed ennesima prestazione da incorniciare del “jolly” di casa Inzaghi. Utilizzato, finalmente, nella prima parte della gara nel suo ruolo naturale a destra, disputa una gara molto ricca di contenuti. All’uscita di Caldirola, impiegato come quarto di destra sulla linea difensiva, si sacrifica dando un utile contributo alla causa.
Caprari (voto 6,5): al rientro dopo la squalifica, cerca di creare e cercare lo spunto giocando tra le linee. A mio parere è tolto dal campo troppo presto.
Lapadula (voto 6,5): prova di sacrificio; avrebbe potuto sfruttare meglio le poche occasioni che gli si sono presentate.
Subentrati:
Maggio (voto 6): gioca solo uno spezzone di partita. Peccato.
Tuia (voto 6.5): chiamato a dare manforte nel momento topico, dà solidità ad una difesa mai in difficoltà.
Tello (voto 6): entra al posto di uno spento Ionita; penso che, forse, sarebbe stato il caso di utilizzarlo già qualche minuto prima.
Insigne (s.v.) per sostituire Maggio, vista anche l’assenza di cambi, Inzaghi è costretto a spostare Improta sulla linea difensiva e ad inserirlo per non perdere presenza nel suo modulo. Il suo apporto, così come per le precedenti apparizioni, è a mio avviso evanescente e come di consueto non ci sono da effettuare segnalazioni degne di nota.
Inzaghi (voto 7) intervistato da Sky, sottolinea di aver fatto “gavetta “e di far bene in un mondo dove i valori sono spesso annullati dai poteri forti. La squadra inizia a mostrare una sua precisa identità: ispida, caparbia, che non molla mai. A sua immagine.
Adesso, però, nel mentre è giusto che godiamo per un risultato “storico“ che regala maggior visibilità e la giusta importanza ad una squadra, ad una società e a una città intera, è importante pensare al recupero di alcuni elementi e sopratutto, al puntellamento di un organico che sembra davvero ridotto all’osso.
Siamo solo dispiaciuti di non aver potuto contribuire in modo fattivo allo spettacolo che avrebbe regalato la giusta cornice e dato ancor di più risalto al fenomeno Benevento e al suo patron. Ma siamo pazienti e ci auguriamo che il calcio continui ad emozionare e a regalare sogni … proprio come re Diego Armando Maradona.
Ora testa al Parma e pronti per una nuova sfida con una diretta concorrente.
Forza Strega 91!