Continua il muro contro muro. Ognuno fermo e “forte” sulle sue posizioni. testardamente, in una “guerra” che come tutti i conflitti non avrà né vinti né vincitori. Alla fine si conteranno solo i danni, per tutti, nessuno escluso.
Oreste Vigorito ha lasciato il calcio, questa la sua decisione irremovibile. Quali le cause reali, noi possiamo solo immaginarlo. Probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il post-gara di Benevento – Como, ma è chiaro che, per una decisione così “forte e complessa” nei suoi effetti, ci deve essere ben altro ad averla fatta maturare. Neppure voglio crederci che, dei cori offensivi in un post gara, e dopo tutto quanto accaduto negli ultimi mesi (di brutto), possano avere minato la serenità di un imprenditore del suo calibro. Certo, il lato umano e caratteriale di ognuno può avere mille diverse sfaccettature. Ognuno di noi, emotivamente, reagisce in maniera differente rispetto alle sollecitazioni esterne. Ma con la testardaggine il patron giallorosso ha superato ben più gravi “crisi”, non solo calcistiche. Quindi, mi sembrerebbe davvero riduttivo nei suoi confronti, ricondurre una scelta tanto grave a mezzo pomeriggio di amarezza, anche se bisogna ammettere che offese personali reiterate e gratuite indisporrebbero chiunque.
L’avvocato Vigorito probabilmente è realmente stanco del calcio, di questo calcio. Lui ha probabilmente preso atto che, in quell’ambiente, non riuscirà mai nei suoi intenti. Perché si scontrano due culture imprenditoriali differenti. Da un lato la trasparenza e la managerialità, che comporta anche cospicui investimenti. Dall’altra, invece, c’è un mondo che per molti aspetti ha poco di trasparente e pulito. Gli ultimi “eventi” giudiziario-sportivi, con arresti e indagati per le scommesse e le gare manipolate ne sono l’ennesima dimostrazione.
In fondo posso comprenderlo: essere accusati di incapacità, dopo aver speso tanto in risorse economiche e impegno personale, non è affatto piacevole. A maggior ragione quando poi si deve prendere atto che esiste un “calcio parallelo” che vanifica tutto quanto di buono si cerca di costruire. Si stancherebbe chiunque. Probabilmente lui ha commesso degli errori gestionali, magari perché intestarditosi su alcune scelte, ma credo che tutto ciò faccia parte del rischio d’impresa, in qualsiasi attività imprenditoriale. Le “sue ragioni”, però, non sono state nemmeno accettate o valutate da quella schiera di tifosi che è stata fautrice delle dimissioni del presidente. Per loro il colpevole è solo Vigorito, il resto sono chiacchiere. Sono stati accontentati, in fondo era da tempo che “spingevano” per questa drastica soluzione del “problema”.
Peccato che in molti non abbiano fatto i conti…con i conti veri, e con gli euro. Non solo. Più di qualcuno ha “male interpretato” proprio la volontà espressa da Oreste Vigorito. E’ evidente che avevano pensato di poter mettere le mani sul Benevento Calcio. Aveva confuso il concetto di “titolo sportivo” con quello di “società per azioni”. Pensavano di trovare la strada spianata per poter sfruttare il lavoro e gli investimenti altrui. Ma si può essere così poco furbi (eufemismo)? C’è stato il momento di gloria degli “affaristi (?) d’oriente”, e poi di presunti imprenditori arrivati da destra e manca: dove sono finiti? Nella polvere che sta accumulandosi intorno al nostro stadio, dopo quasi un mese di inattività. Comunicati stampa, conferenze aperte a tutti, chiacchiere e proclami, quelli di un vecchio copione che da non beneventani è stato imparato a memoria. Qualche presa di posizione pre-elettorale e adesso siamo di nuovo sull’orlo del baratro, come un paio di lustri fa. Non parliamo poi degli sciacalli…
Peccato che la maggior parte dei contestatori di oggi, è calcisticamente nata con l’attuale proprietà e di pomeriggi assolati colmi di tensione ad attendere il miracolo di un’iscrizione, sotto la Rocca o davanti a Palazzo Paolo V, non ne hanno la più pallida idea. Cresciuti e pasciuti in periodo di vacche grasse, assaporeranno a breve un gusto nuovo. Capiranno cosa vuol dire umiliazione e mortificazione, ma non quelle di un campionato perso, tra meno di un mese probabilmente sarà così.
Sia chiaro: per me ognuno ha il diritto di contestare e di pensare ciò che vuole, liberissimi di farlo. Spero però che con la stessa determinazione ognuno, poi, si prenda la propria parte di responsabilità. Insieme vincevamo, qualche mese fa, insieme dovremo ingoiare un boccone amaro, a meno che non accada un miracolo e qualcuno si faccia avanti per accollarsi squadra e titolo, con tutti gli oneri, prima ancora degli onori.
L’anno scorso, di questi tempi, nonostante la delusione di Lecce già si parlava di futuro, campagna acquisti, ritiro precampionato. Oggi siamo a pochi centimetri dal baratro, e sinceramente non vedo possibilità di soluzioni. Ho letto con curiosità alcuni commenti di lettori su alcuni social network. Con leggerezza già si parla di serie D, Eccellenza, categorie alle quali, una nuova società calcistica di Benevento ambirebbe (?) essere iscritta in caso di non ammissione del Benevento Calcio. Ecco il punto: non ammissione e rinuncia sono due concetti assolutamente diversi. Il Benevento Calcio attuale rinuncia (stante le intenzioni) volontariamente alla Lega Pro, non è che sarà estromessa per motivi economici o disciplinari. E’ diverso.
E comunque, faccio un esempio, per la sola serie D ci vorrebbe “a fondo perduto” una somma non inferiore a trecentomila euro. Oltre tutto il resto. Oltre il dover rifondare una squadra, una formazione juniores e tutto l’apparato logistico. Ci vogliono gli euro per fare tutto questo, non le chiacchiere.
Camminiamo tutti sul bordo di un profondo e pericoloso baratro. Qualche tifoso anziano, saggiamente, mi ha detto che forse sarà meglio caderci in quel baratro, per rimanere quanto più a lungo possibile sul fondo. Un salutare bagno di umiltà, sicuramente aiuterà tutti a rimettere, poi, i piedi per terra e che porterà di certo ad una presa di coscienza generale. La nostra massima aspirazione, forse, poteva essere solo quella di poter sognare o provarci e nient’altro. Benevento, ad oggi, non ha energie e/o soluzioni alternative per fare calcio (e non solo), che piaccia o no. Attendo ovviamente di essere smentito. Spero non invano.