Dopo 548 giorni di restrizioni, la Danimarca è il primo Paese dell’Unione europea ad abolire tutte le misure legate al Covid-19: da oggi non è più necessario mostrare il green pass neppure all’ingresso dei night club. Il provvedimento è legato all’alto numero di adesioni alla campagna vaccinale: più dell’80% delle persone sopra i 12 anni ha ricevuto due dosi. Anche la Svezia ha annunciato che abolirà gran parte delle restrizioni contro il Covid-19 entro il 29 settembre. “Non direi che è troppo presto. Abbiamo aperto la porta, ma possiamo chiuderla, se necessario”, ha detto ad Associated Press Soeren Riis Paludan, professore di virologia all’Università danese di Aarhus. Da mezzanotte, Copenhagen ritiene che il Covid-19 non sia più una “malattia socialmente critica”. Già il 27 agosto il ministro della Sanità Magnus Heunicke aveva annunciato che “l’epidemia era sotto controllo”, aggiungendo però: “Non ne siamo ancora fuori”. Ad aprile la Danimarca era stato il primo Paese in Europa a imporre il certificato sanitario digitale per l’ingresso in bar, ristoranti, musei, impianti sportivi, teatri, eccetera. Ma grazie al successo del piano vaccinale, ha potuto eliminare le residue limitazioni. Dal 14 agosto la mascherina non era più obbligatoria sui mezzi pubblici, mentre il 1 settembre sono stati riaperti i locali notturni e rimossi i limiti sulle assemblee pubbliche. Inoltre, non era più obbligatorio mostrare il green pass per sedere nei ristoranti o andare allo stadio, nei centri benessere o dal parrucchiere. Resta l’obbligo di indossare la mascherina negli aeroporti, mentre è consigliata dal medico, nei centri di monitoraggio del Covid-19 e negli ospedali. La distanza di sicurezza è invece ancora raccomandata e sono previste restrizioni severe per gli stranieri che entrano in Danimarca. L’epidemia è ancora considerata legata a “malattia normalmente pericolosa”. “Lo spettro del coronavirus rimane”, ha commentato Frank Oestergaard, proprietario di un ristorante di Copenhagen. Nel Paese i contagi quotidiani, seppure calati, restano nell’ordine delle centinaia, ma concentrati soprattutto fra i giovanissimi e in forma prevalentemente non grave, con un impatto sui ricoveri ospedalieri ora molto basso e un bilancio medio di morti giornalieri quasi azzerato.