Una sconfitta è sempre bruciante, da qualunque prospettiva la si voglia analizzare. Tim Cup, calcio d’agosto, gambe imballate, squadra rinnovata: si chiamano attenuanti generiche, che crollano però con quattro reti al passivo. Ma questa è una considerazione emotiva.
Razionalmente, credo sia inutile abbozzare analisi tecniche approfondite o il volere dare giudizi affrettati. C’è tanto lavoro da fare, il campionato che inizierà tra una settimana sarà tutt’altra cosa, probabilmente le motivazioni e le condizioni generali saranno altre. Quindi, bando ai processi sommari.
Per quanto visto, contro il Perugia, squadra di categoria inferiore (ebbene sì) e in formazione largamente rimaneggiata, il Benevento non mi è dispiaciuto. Almeno, quella vista fino al primo goal dei grifoni, quasi allo scadere della prima frazione, mi è sembrata una squadra sbarazzina, propositiva e con tante idee, con qualche individualità di spicco. Il secondo tempo, in inferiorità numerica e con un goal al passivo, i giallorossi sono pian piano svaniti lasciando campo e gloria agli avversari. Ma la squadra c’è, di sicuro non è un dream team, ma credo neppure così scarsa da crollare (con fin troppa fragilità…) al cospetto dell’avversario. Probabilmente ha bisogno ancora di tempo e di alcuni necessari correttivi.
Voglio sperare che Belec sia incappato in una serata storta, se non imbarazzante, perché in fondo tale è stata per tutti. Non bene la coppia di centrali Camporese – Lucioni, troppe volte in affanno contro avversari non di certo stratosferici (ma che tali sono sembrati alla fine…). Bene Letizia, da rivedere Di Chiara: il siciliano ha evidentemente ha bisogno di più tempo per raggiungere una condizione fisica che gli consenta anche lucidità nella costruzione. A centrocampo buono l’apporto di Del Pinto, onnipresente ma con tanta imprecisione, e a corrente alternata Cataldi, che ha provato a macinare gioco, almeno fino all’espulsione. Sugli esterni D’Alessandro, davvero bravo, ha già mostrato tutto il suo enorme potenziale e Amato Ciciretti sembra aver ritrovato quella voglia smarrita dallo scorso gennaio… Lodevole l’impegno per la coppia d’attacco Coda – Puscas: sono apparsi, però, troppo simili nei movimenti i due panzer, e la mancanza di una punta con le caratteristiche di Ceravolo si è fatta sentire, eccome!
La squadra vista ieri sera non è certo da bocciare tout-court, ma sono apparse evidenti alcune lacune nell’impianto generale. Tenendo conto delle assenze “pesanti” (un difensore, Costa, un centrocampista Chibsah e, appunto, la belva Ceravolo), io credo che sia indispensabile l’inserimento in organico di un altro centrocampista di peso e di un attaccante esperto che sappia catalizzare la mole di gioco prodotta sulle corsie esterne. Credo che sia impensabile dover affrontare la massima serie con un organico ridotto, perché potrebbe accadere che con defezioni importanti (come ieri sera) Marco Baroni non riesca poi a surrogare adeguatamente ruolo per ruolo. È un rischio enorme che, una squadra che ambisce alla salvezza, non può e non deve correre. Attendiamo risposte efficaci dal calciomercato, per quanto complesse possano essere certe trattative. La Società, che comunque va ringraziata per tutto quanto fatto fin ora, qualche ulteriore sacrificio dovrà farlo.
Qualche parola sui tifosi: 5.869 paganti per una partita giocata il 12 agosto non sono pochi. Complessivamente, grande entusiasmo e gioia a profusione anche se qualcuno tra i presenti è apparso ancora in rodaggio, come la squadra. È vero che le sconfitte bruciano, che quattro goal sono difficili da digerire – per tutti – ma andare via “alla Boniperti“, perdendosi un doveroso applauso ai ragazzi in campo, mi è sembrato davvero da occasionali… Affronteremo un campionato difficile, di sconfitte cocenti, anche casalinghe, potranno ancora arrivarne. Milan, Inter, Juventus, Napoli, Roma, Lazio, Torino, solo per citarne alcune non verranno certo a fare regali… Ci sarà da soffrire, da sperare e soprattutto ci sarà da spingere e sostenere la squadra ogni partita, fino alla fine. Mettiamo tutti i piedi per terra e facciamo un necessario (e sano) bagno d’umiltà.