Un punto di platino a Modena, in casa -per modo di dire- del Carpi. Quattro punti in due gare all’esordio in B: niente male per una neopromossa qual è il Benevento Calcio. Però non vorrei che questo traesse in inganno. Certo, i punti sono in carniere ma da quanto visto c’è tanto ancora da fare.
Mancano ancora quaranta gare al termine del torneo: un’infinità. Di trappole ed insidie varie ce ne saranno ad ogni angolo. Il Benevento di Marco Baroni, almeno per quanto visto in diretta televisiva, è a tutt’oggi un cantiere aperto in cui fervono alacremente i lavori, e nel quale si susseguono piccoli imprevisti. Certo, l’opera che si sta realizzando è già ben visibile, la fattura sembra di assoluta qualità, ma per adesso possiamo soltanto giudicare per grosse linee. Importante è ricordare che siamo solo ad inizio campionato (vale per tutte le ventidue), e la nostra squadra è stata in gran parte rinnovata, quindi è assolutamente normale aspettarsi un rodaggio più lungo. E poi, l’uscita immediata dalla Tim Cup ci ha tolto la possibilità di disputare test importanti, che potessero impegnare severamente gli uomini in giallorosso. E questo non ha favorito di certo un “chilometraggio” sufficiente per tutti i meccanismi di gioco.
A Modena s’è visto di certo un Carpi, solido, “quadrato”, assolutamente meritevole del ruolo di squadra candidata alla vittoria finale. Ma il Benevento non ha affatto sfigurato, anzi… Complessivamente, se consideriamo anche l’emergenza nella quale, purtroppo, ci siamo trovati, non possiamo che essere contenti e ancor più fiduciosi. Per quanto riguarda la prestazione dei singoli, buona quella di Gori: la dimostrazione che conta poco l’età quando c’è voglia di fare bene. In attesa di Camporese e Bagadur, Padella (l’anno scorso riserva) e Lucioni non hanno sbagliato quasi nulla. Ancora una buona prestazione di Venuti, non efficacemente supportato da Ciciretti nella catena di destra. Difficoltà nella linea difensiva solo per Walter Lopez, croce e delizia, che purtroppo quando è nell’uno contro uno in velocità è svantaggiato.
A centrocampo sbuffa e arranca Chibsah, che fa della forza fisica il suo punto forte: ma la sua imponente struttura muscolare necessita ancora di tanto lavoro e bisognerà aspettarlo. Buzzegoli ha fatto quanto poteva, considerando il breve periodo di ambientamento e una condizione fisica forse non in linea con quella dei compagni, ma si è intravisto un enorme potenziale tecnico che potrà presto mettere a disposizione della squadra.
Di Melara è inutile continuare a tessere le lodi. Il gigante romano quando è in condizione è devastante sull’out di competenza. Falco continua a stupirci per le doti tecnico-balistiche e per l’elevato dinamismo che rende davvero difficile il lavoro delle difese avversarie. Ciciretti, a “corrente alternata”. Non sempre preciso, forse non favorito dal fondo campo del Braglia che non è apparso in condizioni ottimali. Ma da Amato ci aspettiamo una veloce crescita, e una maggiore predisposizione al sacrificio per il gioco di squadra. Ceravolo non è al top e si vede. Spesso a terra e soccombente nei contrasti: da un centravanti possente e cattivo come lui è lecito aspettarsi molto di più, è non è solo una questione di goal. Su Jakimovski e Pajac c’è poco da dire: avranno il loro spazio, questo è sicuro.
Baroni aspetta di avere la squadra al completo, con la piena operatività anche di qualche atleta che gli possa garantire l’alternativa, sia nella scelta dell’undici iniziale, che nelle sostituzioni. Il reparto offensivo sembra soffrire qualche lacuna, in considerazione dell’infortunio (speriamo breve) del caterpillar Puscas e in attesa della piena e ritrovata efficienza di Cissé. Scalpita De Falco, che ha terminato la squalifica, e che vorrà di certo riprendersi le chiavi del centrocampo. Ma questi, poi, saranno soltanto “problemi” di sovrabbondanza…
Sabato pomeriggio al Ciro Vigorito una di quelle partite sognate per decenni dalla tifoseria giallorossa. Arriverà una “grande”, l’Hellas Verona, e verrà sicuramente nel Sannio a provare il colpaccio per confermare le proprie ambizioni di leadership della cadetteria. Il pronostico potrebbe sembrare scontato, ma tante volte è capitato che Davide ha sconfitto Golia. Questione di valori tecnici, di condizione e motivazioni. Ma soprattutto di Cuore. Proviamoci.