Il Benevento non sa più vincere? La squadra non segna? E prendiamocela con Auteri. La colpa, in fondo, a qualcuno dobbiamo darla. Anche perché altre figure “certe” non se ne vedono, e allora l’unica concretezza, ad oggi è lui. Gaetano Auteri colpevole di non far volare la sua squadra al primo posto. Colpevole in quanto allenatore di una squadra che non riesce a concretizzare l’enorme volume di gioco e le decine di cross che puntualmente produce e serve ai (s) punteros giallorossi. Poco importa chi gioca in attacco, perché il refrain è lo stesso.
Il calcio è così, chi sbaglia paga o dovrà farlo, e poi mica è possibile “processare” tutta la squadra. Il ruolo del trainer è anche quello i fungere da parafulmine. Comunque io non credo che il buon Gaetano abbia paura delle saette che tanti tifosi e addetti ai lavori oramai gli sta scagliando addosso. Credo che lo abbia messo in “preventivo” il tecnico siciliano, e poi i tifosi con qualcuno dovranno pur sfogarsi. Non che lui non abbia commesso errori, o che il suo lavoro sia stato impeccabile, qualche sbaglio sicuramente c’è stato. Ma noi sapevamo benissimo che, in quanto a moduli e sistemi di gioco, Auteri è un ortodosso e niente gli fa cambiare idea…
Ma non bisogna pensare che lui sia “fuori dal mondo” quando dichiara che la squadra gioca bene e lo ha soddisfatto. Come già scritto qualche settimana addietro, io ribadisco che il Benevento Calcio -ad oggi- è questo, che piaccia o meno. Se lui afferma che la squadra gli è piaciuta, è perché in effetti i suoi calciatori meglio di quanto prodotto sul campo forse davvero non possono fare, sic et simpliciter. Poi possiamo istruire tutti i processi che vogliamo, sulla campagna acquisti, sulle scelte, sull’undici iniziale, sulla preparazione fisica, sul modulo, sulle sostituzioni (ognuno ne ha di motivazioni…): ma il calcio auteriano è questo. E la squadra, per quanto possa non piacere, è stata costruita per giocare in quel modo.
Perché Mazzeo (e dagli!) gioca così male? Ma non è che l’attaccante salernitano abbia voglia di cambiare aria? E credo che ci stia riuscendo molto bene nel farlo capire… Non può certo rifiutarsi di scendere in campo, deve attenersi al contratto, ma le prestazioni sono sotto gli occhi di tutti. Probabilmente lo stesso discorso vale per qualche altro calciatore finora deludente. E perché mai questo comportamento? La città di Benevento è così ostile? Il clima non piace? I tifosi sono troppo esigenti e oppressivi? Auteri è un negriero? O forse perché c’è una situazione societaria poco chiara? Un motivo deve esserci, non posso credere ai capricci di professionisti del loro calibro. Dobbiamo fargliene esclusivamente una colpa o provare a capirne gli stati d’animo immedesimandoci nell’incertezza che vivono? Io non voglio giustificare nessuno, come tutti mi arrabbio quando vedo certe prestazioni, ma credo sia giusto provare ad “entrare nel problema” e non soltanto criticare.
Sono inutili e deleterie certe dichiarazione ad orologeria che sanno quasi “di regime”, le aspersioni di ottimismo, una sbandierata pseudo-normalità che mi fa tremare vene e polsi. “Bere o affogare” per noi può anche starci, in fondo è sempre stato così per i tifosi. Ma questo non vuol dire che si debba anche passare per “fessi”. Le dichiarazioni “pezza” non servono. Magari andava spiegato (e siamo ancora in attesa di saperlo) qual è la strategia che c’è dietro l’acquisto di un attaccante come Negro, girato immediatamente in prestito ad una concorrente (come la logica vuole che siano tutte le altre squadre del girone). Questo è un “capo d’accusa” che spazza via ogni altra giustificazione. Poi, bisogna stare tranquilli? Ma cos’è, una provocazione? Perché stare tranquilli, oggi, con una “transizione societaria” che dura da circa quattro mesi e con una squadra inspiegabilmente involuta è praticamente impossibile. Ufficialmente è tutto in regola, non ci sono problemi. Siamo costretti a crederci anche perché, in ogni caso, non potremmo farci nulla. Ma gli spifferi di corridoio e soprattutto i volti di Auteri e compagnia a fine gara sono lo specchio della realtà. Chi ama davvero la squadra non può affatto stare tranquillo, fino a prova (ahi!) contraria.
La Strega è davvero in pericolo? Cosa ci riserva il futuro? A giugno 2016 rimarremo senza calcio? Ce ne faremo una ragione, o impareremo a farcela. Intanto però, bisogna fare fronte comune, stampa, tifosi e addetti ai lavori per mettere in chiaro ogni aspetto di una situazione che a mio parere è fin troppo ingarbugliata. Capitan Lucioni e compagni vanno aiutati e con loro il tecnico e tutti coloro che lavorano per la maglia giallorossa. Fischi, improperi e una giustificata delusione per l’ennesimo risultato scialbo ci possono stare, ma adesso stringiamoci ancora di più intorno alla squadra. Non facciamoci dividere, rimaniamo uniti e prepariamoci a quanto accadrà. Augurandoci tempi (e magari anche risultati) migliori.