E’ andata anche fin troppo bene. Il pareggio thrilling acciuffato contro le vespe stabiesi è un punto assolutamente guadagnato. Quell’autorete, se vogliamo, è stato il premio allo sforzo di quanti, tra i calciatori, hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo. Alla luce della prestazione opaca dei giallorossi, credo che in pochi avrebbero scommesso sul risultato finale.
Non che la Juve Stabia sia stata superiore o mi abbia particolarmente impressionato. Atteggiamento in campo tipico delle trasferte di “terza serie” quello dei gialloblu, con palloni lunghi e ostruzionismo sistematico sin dalle prime battute, fin troppo tollerato dall’arbitro Perotti. Loro bravi però a sfruttare l’unico vero errore di capitan Lucioni e a mettersi comodamente ad aspettare la sterile reazione degli stregoni, tentando qualche contropiede e poco altro.
Il Benevento, già falcidiato dagli infortuni, è stato anche un tantino sfortunato, considerato che si è ritrovato a scendere in campo senza neppure un attaccante di riserva e con la verve di Karamoko Cissé ancora una volta annacquata. Il cambio forzato di Mucciante, infatti, ha levato a Gaetano Auteri la possibilità di ridisegnare la squadra e l’unico innesto importante è stato l’ingresso di De Falco in cabina di regia. Innesto tardivo, a mio parere, considerato che il pur volenteroso Cruciani, in campo dal primo minuto, aveva una marcia in meno e nel complesso è stato assolutamente evanescente.
Ma la squadra è quella che vediamo, non è pensabile aspettarsi cose differenti. Dopo un terzo di campionato disputato, io credo che il trend in campionato sia questo. E’ sempre auspicabile un miglioramento, ma io inizio a dubitare sulle effettive possibilità di crescita. I limiti, soprattutto in attacco, sono sempre più evidenti. Certo, gli infortuni, ma anche ad organico pressoché completo, non mi è parso di intravedere una macchina da guerra, se non nei nomi. Il Benevento Calcio è questo, facciamocelo piacere. E forse, ma forse, è già tanto che siamo lì.
Difficoltà (ancora!) del modulo? Annata “no” di qualche calciatore? Solo sfortuna? Potrebbe essere qualsiasi il motivo, sinceramente non vivendo lo spogliatoio, io non azzardo giudizi. Posso solo attenermi a quanto vedo sul campo. Benevento Melara-dipendente, che ha giocato (quasi) sempre e solo sulla fascia destra, con una manovra troppo lenta e ripetitiva, facilmente prevedibile. Sono mancati il guizzo e l’estro di calciatori come Marotta e Ciciretti, la loro imprevedibilità, e meno male che il panzer romano ci ha messo ancora una volta in condizioni di bucare la rete avversaria. Autogoal, è vero, ma la generosità di Fabrizio Melara davvero meritava un premio. Per nostra fortuna.
Zero incisività per vie centrali, tantissimi cross fuori misura, l’imprecisione oramai patologica dei nostri punteros, lo scompenso che in difesa è causato dal continuo avvicendamento soprattutto sugli esterni. E poi il limitato apporto sull’out sinistro di Mattera, che è bravo in marcatura ma lo è molto meno quando si costruisce. E poi, non credo si possa rinunciare a De Falco. Il marchigiano, anche con una gamba fasciata, è essenziale nel mix con Del Pinto che altrimenti va fuori giri. Cruciani è troppo light per essere alternativo in quel ruolo.
Gaetano Auteri (del quale io ho la massima stima) fa quel che può, e meno male. In conferenza stampa il tecnico floridiano malcela il suo disappunto per tante cose che –evidentemente- non vanno bene, rilancia e si appella all’ambiente distaccato che, giustificatamente (altro che storie!), è ancora troppo “freddo” verso la squadra.
Questa squadra, però, non riesce ad appassionare, ed è la mia un’amara constatazione. Il legame che manca però non può essere una causa rispetto ai risultati. Non lo accetto. Perché in campo scendono tanti calciatori che hanno conosciuto anche la grande passione dei tifosi giallorossi, atleti che magari, in qualche occasione, ne hanno subito l’eccesso, ma che hanno ben chiaro quanto sia grande l’amore dei tifosi per quella maglia. Il distacco è la conseguenza – che seccatura ripetersi – di quanto è possibile “intravedere” oltre lo stadio Ciro Vigorito. Delle mutate strategie societarie, rispetto al recente passato, e non solo a livello economico.
Il distacco, l’apparente disinteresse, è frutto della presa d’atto di un numero sempre maggiore di tifosi che probabilmente questo “nebbioso” periodo di transizione, così come è vissuto negli ambienti giallorossi, non lascia presagire nulla di buono. Checché ne dica Auteri, squadra e tifosi, sono paradossalmente unite nell’umore nero, quello che continua a sgorgare per quanto accade (o non accade? Dipende dai punti di vista…) oltre la partita.
Il campionato continua. Non è mutato di molto lo scenario in classifica, almeno nelle posizioni di privilegio, anche se la Casertana adesso è a +6. Inutile ed ossessionante guardare la capolista però, che viaggia sulle ali dell’entusiasmo. Con umore (appunto) opposto a quello degli Stregoni. Sabato pomeriggio ancora un derby, ad Ischia. Una squadra, quella gialloblu, da prendere con le molle, sbarazzina e votata al bel gioco, che vorrà (come sempre) fare lo sgambetto ad una delle candidate alla vittoria finale. Una trasferta difficile a mio parere, da non sottovalutare. Credo e spero che la débâcle di Melfi abbia insegnato, sotto questo aspetto.
Il nostro dovere è quello di rimanere vicini alla squadra, perché uniti si vince, e solo così.