Questo Benevento made in Auteri mi piace e mi convince. Ovviamente mi riferisco a quanto visto finora, perché credo sia assolutamente presto per dare giudizi, stilare classifiche di gradimento e quant’altro. Presto soprattutto per esprimere giudizi sui singoli alla luce delle poche prestazioni probanti effettuate a tutt’oggi.
Gaetano Auteri fa giocare al calcio le squadre che allena, con il tempo ed il lavoro cerca di plasmare il collettivo al suo credo calcistico e nei due mesi o poco più complessivamente trascorsi con il suo nuovo team, credo sia riuscito benissimo ad infondere i dettami di questo 3-4-3 in cui lui tanto crede. I calciatori scelti sul mercato e il “materiale umano” già di proprietà giallorossa, sembrano sempre più amalgamati (Sibilia docet!) e le prestazioni sul campo, nel complesso, ne sono la dimostrazione.
Il suo modulo non è di facile attuazione. E, in fondo, non esistono sistemi di gioco perfetti. C’è sempre il punto debole in qualsiasi variante si voglia scegliere di adottare, anche nel più classico 4-4-2. Questione di uomini, di testa, di lavoro e anche di fortuna. Il 3-4-3 è molto spregiudicato, quello attuato poi dallo special-one floridiano è un concentrato di velocità, pressing ed elevato dispendio atletico. La gara con il Foggia di domenica ne è l’esempio: andare pressare la squadra avversaria nella propria trequarti fino ai minuti di recupero finali, creandole grosse difficoltà anche nell’impostare l’azione con il proprio portiere, Narciso, è quanto dire. E’ ovvio che questo atteggiamento tattico estremamente offensivo può creare qualche problema. In qualche ripartenza avversaria i due esterni di centrocampo giallorossi non sono stati veloci nel recuperare e quindi non hanno dato man forte ai tre difensori e ovviamente i pericolosi spazi creatisi per gli attaccanti avversari sono stati eccessivi.
Ma, insomma, non credo che si potesse chiedere di più. Contro un Foggia Sarno-dipendente qualche rischio sapevamo di poterlo correre. In verità temevo molto i suoi calci piazzati, ma in fondo non abbiamo rischiato più di tanto. E obiettivamente se il Benevento avesse chiuso con qualche goal in più nel carniere, nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. Nessuno tranne De Zerbi, forse.
Non credo sia ancora il caso di soffermarsi sui singoli. Però non posso non menzionare la prestazione quasi monstre di Fabrizio Melara che ha dato davvero tutto quanto aveva nelle gambe, fino a doversi fermare (ecco la mentalità auteriana). La controfigura del Melara dello scorso torneo. E poi i vari Del Pinto, il solito gladiatore insostituibile Lucioni, Cissè e consentitemi: Michel Cruciani. E’ vero, ha gettato alle ortiche due palloni da spingere nel sacco. Ma questo non può sminuire assolutamente la sua prestazione generosa. Non è fisicamente un “gigante”, qualcosina la paga agli avversari, ma non si tira mai indietro. E’ un calciatore importante e che sarà fondamentale in questo campionato.
Bene così, c’è tanto lavoro da fare per Lucioni e compagni. Io credo che ci siano ancora ampi margini di miglioramento. E poi, Auteri ancora non ha potuto contare su tutti gli effettivi della rosa, dovendo limitare o addirittura forzare alcune scelte nelle formazioni mandate in campo. Non cerco un alibi per lui, è soltanto un dato di fatto.
Pochi spettatori, la prima in casa, di domenica, con un clima ottimale e senza troppo richiamo dalle pay-tv, meritava un’altra cornice di pubblico. La delusione, le vicende societarie estive, il crescente clima di sfiducia (?), ognuno aggiunga la motivazione che ritiene più giusta. Io credo che sia solo mentalità. Ad esclusione dello stoico zoccolo duro, le presenze allo stadio sono sempre meno, oltre ogni programma o ambizione societaria e quindi ingiustificatamente. Prima, a tenere lontani tanti dei tifosi (era così, giusto?) era l’Avvocato Oreste Vigorito: e adesso? Probabilmente bisognerà organizzare un sondaggio tra i tifosi (tra quelli che non vanno comunque allo stadio, sia chiaro) per eleggere il nuovo nemico da contestare e al quale attribuire ogni insuccesso. Altrimenti che sfizio c’è?
Tribuna giallorossa, settore G, dove ci sono anche i banchi per i cronisti. Tanti i tifosi giallorossi che solitamente prendono poso lì, e tanti anche gli abbonati storici. Domenica pomeriggio, con una scelta a dir poco discutibile della società, ad accomodarsi nel settore anche qualche decina di tifosi del Foggia, molti con l’accredito ma di sicuro alcuni anche con tanto di biglietto. Mischiati ovviamente ai tifosi beneventani. Inutile dire che ben presto gli animi si sono surriscaldati. Ma certe scelte vengono ragionate oppure sono affidate al caso? Perché credo che, oltre l’impegno (forse tardivo) degli steward, lo scontro fisico si sia evitato soltanto per la buona volontà dei supporter giallorossi. A Foggia e in molti altri stadi della Lega Pro, noi non abbiamo mai avuto certi favori e di sicuro trattamenti non consoni al settore “signorile” di quegli impianti. Oltre l’ospitalità (magari creando una zona della tribuna apposita per gli ospiti) esiste la tutela dei propri tifosi, che vengono prima di tutto e tutti.