Ho scelto di rimanere in standby, in questo periodo calcistico. Troppe voci, notizie infondate, il solito tourbillon di chiacchiere che nascono come passatempo ma, rilanciate dai social network, finiscono per avvelenare tutto l’ambiente. E allora, meglio starsene zitti. Il compianto Ciro Vigorito, soleva ripeterci scherzosamente, ai margini delle conferenze stampa:” Quando non avete nulla da scrivere, non scrivete…”. Lui, arguto come pochi, voleva semplicemente far giungere un “messaggio” a coloro che tutto sanno, onde evitare di diffondere notizie senza fondamento, perché l’effetto non è sempre controllabile, anzi.
Nelle ultime ore anche se oramai era nell’aria, la rescissione contrattuale di Umberto Eusepi che si è accasato altrove. Scelta professionale, dal punto di vista calcistico c’è poco da discutere. Non serve anteporre il campanile a ciò che è la professione di un calciatore nel pieno della maturità. La serie B è un palcoscenico importante, molto più che quello di Lega Pro. Certo, magari Eusepi avrebbe potuto scegliere diversamente ma… perché stupirsi? Eusepi o pinco pallino, giuocano al calcio per professione, per guadagnare soldi. Mercenario è chiunque svolga un’attività al solo scopo di trarne un guadagno, in cui gli elementi spirituali o affettivi cedono del tutto di fronte a quelli economici o venali. Alla fine lo sono tutti, o quasi, dalla A alla D.
Il calcio moderno non si sposa con un certo tipo di romanticismo stereotipato, è diventato al 99,9% semplice e freddo calcolo. Le bandiere? Non ne esistono più o almeno, sono rarissime. Fa male, quando i tifosi si legano tanto al calciatore e vengono poi “traditi”. E comunque, dietro ogni scelta, non c’è più solo una “ragione di vita”. Loro, gli idoli delle curve, sono attorniati da procuratori e affaristi vari che, ovviamente, curano esclusivamente il proprio interesse oltre che quello del loro assistito. E per risvolti morali o affettivi non c’è spazio.
Mi dispiace molto per i tifosi. Loro ci rimangono di sale e sono costretti, nella rabbia, a pensare qualsiasi cosa, a fare dietrologia. Andando poi con il ricordo a episodi del campionato o a situazioni particolari dello scorso campionato, e questo non può fare altro che accrescere l’amarezza, il senso di beffa che si prova quando certe notizie vengono, ahimè, ufficializzate. Non è sbagliato legarsi alle gesta di un calciatore. Non è sbagliato esaltarsi se X segna 30 reti ed esulta come solo lui sa fare davanti ai tifosi o Y para 10 calci di rigori e bacia la maglia ogni volta. L’importante è sapere che costui (o costoro) l’anno successivo ripeterà il suo repertorio altrove, dirà (nuovamente) di giocare nella squadra dei suoi sogni, di aver da ammirato sempre i “nuovi” fan. E’ un copione, lo devono recitare, e bene. E’ stato sempre così e lo sarà ancora. Tutto qui. Nulla di nuovo, il calcio è anche questo.
“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la Messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. Citazione di Pier Paolo Pasolini
Pensateci, oltre la maglia giallorossa, non c’è più nulla di insostituibile.