Carissimi, il Signore Gesù Cristo, la nostra pace (Ef 2,14), nell’appressarsi a Gerusalemme, «alla vista della città pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!”» (Lc 19,41-42). Non c’è pace nel mondo e il mondo stesso si prepara alla guerra. Si vis pacem, para bellum, recitava l’antico motto: Se vuoi la pace, prepara la guerra! Non siamo lontani, oggi, da quel modo di pensare, che finisce però per agevolare solo l’industria e il commercio delle armi, settori nei quali il nostro Paese, purtroppo, non ha bisogno di imparare dagli altri…
Si vis pacem, para pacem, dovremmo dire: Se vuoi la pace, prepara la pace! Sì, perché la pace si costruisce con lo sforzo di tutti, parte dal basso, per impregnare del suo spirito ogni tipo di relazione: da quelle internazionali, intercorse tra i Governi, a quelle interpersonali, che si stabiliscono dentro casa, nel proprio condominio, sui luoghi di lavoro o di riposo. La pace, proclamava, con sguardo profetico, Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio, «non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini». Una giustizia più perfetta tra gli uomini, appunto, grazie a un nuovo ordine di cose, a una visione nuova della politica e dell’impegno civile. Sapremo essere – tutti, nessuno escluso, nel proprio ambito e nel proprio ambiente – quegli operatori di pace che il Signore, nel suo Vangelo, proclama beati (Mt 5,9)?
A tutti auguro una santa Pasqua, una Pasqua di pace, e di vero cuore vi benedico.
Benevento, 30 marzo 2024
† Felice vescovo