Pensate sia facile scrivere qualcosa che non rischi di essere ovvia e banale all’indomani di un risultato sportivo così eclatante? Pensate sia semplice non cadere nel facile entusiasmo? Credete davvero che riuscire a mantenere la mente fredda e lucida per un’analisi pacata ed obiettiva sia poi così scontato?
Confesso di avere grosse difficoltà a trovare i giusti argomenti e, soprattutto, le misurate parole. Sarò, pertanto, spudoratamente ovvio e banale.
Che cosa vuoi dire, del resto, dopo aver assistito all’annichilimento di una squadra come il Pisa, fino a ieri meritatamente seconda in classifica e protagonista (fra le tante) di un campionato di serie B imprevedibile ed affascinante come mai prima d’ora, capace di subire una media di 0,77 reti a partita (miglior difesa del torneo) ed alla quale, in meno di 90 minuti, si è stati in grado di rifilarne addirittura cinque?
Come fai a commentare una vittoria così eclatante senza scadere nell’auto-esaltazione? Quali le parole da utilizzare che altri non abbiano già utilizzato?
Al di là di com’è maturato e dell’esorbitanza dello scarto di reti, che avrebbe potuto essere addirittura più rotondo, c’è ben poco da dire su un risultato sportivo che verrà ricordato per i prossimi decenni, in special modo ogni qual volta le due squadre (e le due tifoserie) torneranno ad affrontarsi in futuro. E per i sostenitori toscani non sarà mai un piacevole ricordo.
A proposito di tifoserie.
Merita un particolare apprezzamento quella pisana, presente in gran numero nel settore ospiti ed anche in buona parte in tribuna, alla quale va doverosamente tributato un plauso. S’è limitata, com’è giusto che sia, ad un incitamento incessante e continuo alla propria squadra fino al termine dell’incontro senza soluzione di continuità e nonostante il pesante passivo; non ha mai intonato cori offensivi nei confronti della squadra e dei tifosi ospitanti, come, invece, era capitato di sentire ultimamente da parte di altre tifoserie meno “blasonate” e meno abituate, evidentemente, a palcoscenici importanti o che, pur avendoli occasionalmente frequentati, non ne hanno saputo cogliere i giusti insegnamenti. Il rispetto è stato, giustamente, contraccambiato dalla curva sannita, per una bella lezione di civiltà e sportività.
Complimenti ai tifosi pisani ed anche a quelli beneventani presenti sugli spalti del Vigorito, pur se se ancora una volta in numero che non esito a definire ridicolo, a conferma di una “costante” stagionale che non accenna, purtroppo, ad invertirsi di tendenza.
Ma non possiamo certo prendercela con coloro che, invece, sono e saranno sempre presenti: sono e saranno sempre i veri vincitori.
Cambiamo argomento, che forse è meglio.
Tornando a quanto visto sul campo, al di là dell’enfasi, la realtà dice che il Benevento ha letteralmente massacrato il Pisa, dominando la partita senza dare mai la minima impressione di perderne il controllo, esprimendo un gioco veloce e spumeggiante con ripartenze fulminanti. Sugli scudi un eccezionale Acampora, autentico faro di centrocampo e miglior giocatore in campo “per distacco”. S’è visto anche il miglior Calò della stagione, autore finalmente di giocate nelle quali ha saputo e voluto assumersi, con personalità, le proprie responsabilità. Nel complesso devo dire che tutti gli interpreti, compresi i giocatori subentrati nella ripresa, hanno meritato più della piena sufficienza avendo interpretando la partita, finalmente ben preparata da mister Caserta (forse perché ha avuto più tempo a disposizione), con lo spirito giusto e con la giusta determinazione. Certo non è mancato, anche ieri, qualche errore di troppo in fase difensiva, in special modo sul versante destro laddove, come esterno basso, agiva un Elia – al suo rientro da titolare dal primo minuto dopo il lungo infortunio – apparso in evidente difficoltà in un ruolo che non sembra essergli proprio congeniale. Tanto che, in almeno un paio d’occasioni, sullo sviluppo delle azioni d’attacco avversarie conseguenti a suoi errori di posizione e di lettura, ha dovuto metterci la classica pezza un super – Paleari, autore di un un paio di interventi decisivi. Se quei palloni fossero entrati, è probabile che la partita avrebbe potuto avere un andamento diverso, anche se nessuno può dirlo con certezza. A mio giudizio sarebbe da rivedere la posizione troppo arretrata di Elia, che potrebbe rendere al meglio se impiegato qualche metro più in avanti.
Quel che più mi è piaciuto, a dirla tutta, del Benevento visto ieri al Vigorito è che sia entrato, finalmente, in campo con la consapevolezza di essere la squadra più forte del campionato e, come tale, che avesse l’obbligo di “imporre” la sua forza all’avversario.
Un po’ quello che succedeva nell’anno dei record.
Ho visto, insomma (e finalmente, direi!), determinazione, cattiveria (agonistica), cinismo, concretezza, concentrazione, attenzione, collaborazione, voglia di aiutarsi l’un l’altro. Tutte “qualità” che non avevo mai visto prima d’ora in questo campionato, o quanto meno in maniera cosi prorompente e decisa.
La cosa mi ha destato un’ottima impressione e mi auguro preluda a scenari scarsamente ipotizzabili soltanto all’indomani della disfatta di Frosinone. E’ come se si fosse maturata nel gruppo – che mi ha dato l’idea di essere unito e coeso – la reale consapevolezza che nessun traguardo gli sia precluso e che la Strega sia l’unica artefice del proprio destino. Ho avuto, inoltre, la (piacevolissima) impressione di una squadra “affamata”, desiderosa di “mangiarsi” l’avversario e di trascinare nell’entusiasmo i (pochi) tifosi presenti.
La realtà (incontrovertibile) dei numeri, intanto, dice che il Benevento possiede attualmente, con 52 reti segnate, il miglior attacco del campionato e viaggia ad una media da promozione diretta, avendo conquistato 54 punti in 31 incontri disputati. In piena linea, quindi, con le aspettative della vigilia di un campionato “post-retrocessione” che, come la storia insegna, nasconde sempre insidie e trappole. Ne sanno qualcosa il “plurimilionario” Parma e, soprattutto, il Crotone, che vede concretamente profilarsi lo spettro di un doppio salto all’indietro.
La realtà (incontrovertibile) dei numeri dice, anche, che la Strega è a soli cinque punti dalla promozione diretta, con una partita ancora da recuperare ed un calendario da qui alla fine tutt’altro che proibitivo (almeno sulla carta), se si esclude la trasferta di Monza in programma alla penultima giornata.
Non ricordo – almeno a memoria recente – un campionato di serie B così incerto ed equilibrato.
A sole sei giornate dalla fine (sette per il Benevento), il torneo non ha ancora espresso le gerarchie (e credo che, a questo punto, difficilmente potrà esprimerle). Sono almeno sei, infatti, le squadre che possono legittimamente ambire alle prime due piazze per la promozione diretta ed almeno dodici quelle che possono puntare ad un piazzamento nella griglia play-off (credo fino, almeno, alla 14.ma posizione di classifica, attualmente detenuta dal Parma).
Bisogna restare con i piedi per terra e mantenere alta la concentrazione nelle restanti partite, da considerare tutte come finali da dentro o fuori , allo stesso modo di come avvenuto ieri. E magari vincerle tutte. Non è impossibile.
Se, poi, qualcuno, ancora oggi “titubante”, volesse passarsi la mano sulla coscienza e venire allo stadio a “dare una mano”, piuttosto che usare la tastiera dello smartphone o scaldare la poltrona di casa, sarà, tutto sommato, ancora ben accetto.
Ma non lo sarà più – credo – quando alla fine dei giochi vorrà, eventualmente, salire sul carro.