ROMA – “L’estensione del Green Pass? Non ne sappiamo nulla. Quando ci sarà una proposta del governo, ne parleremo…”. Matteo Salvini si arrocca nell’attesa di un incontro con il premier Mario Draghi ma i big della Lega sono già avanti: uno alla volta, il capodelegazione Giancarlo Giorgetti e i governatori Fedriga, Zaia, Fontana hanno espresso un pieno riconoscimento dell’utilità del lasciapassare sanitario che delinea già la posizione finale del partito. Arriverà il sì del Carroccio all’allargamento ai dipendenti pubblici dell’obbligo del certificato. Per quanto riguarda ulteriori provvedimenti, si vedrà. Però Giorgetti si spinge persino oltre. E a metà pomeriggio, davanti agli imprenditori riuniti ad Assisi, apre pure all’ipotesi di un pass per tutti i lavoratori. Mettendo al primo posto le esigenze delle aziende: quelle di avere “un sistema di certezze sia sotto il profilo sanitario che sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro”. Se si estende il Green Pass “non bisogna discriminare nessuno”, scandisce il ministro dello Sviluppo economico. Dunque neppure i privati. Quasi un rilancio. D’altronde, è il ragionamento, come fa la Lega – che ha sempre avuto nel mondo produttivo del Nord il perno del suo elettorato – a opporsi a un provvedimento caldeggiato anche da Confindustria?
E sposato ieri dal governatore del Friuli Massimiliano Fedriga: “Alle imprese noi dobbiamo dare garanzie e fiducia. Quindi dobbiamo dire con chiarezza che invece di chiudere c’è l’alternativa, cioè tenere aperto col Green Pass”. Il lasciapassare sanitario come male minore, insomma. D’altronde, di una misura “da estendere con gradualità” aveva parlato anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana. Mentre il veneto Luca Zaia, senza indugi, aveva definito il Green pass “una patente di libertà”.