Almeno 28 attentatori sarebbero coinvolti nell’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moise, mercoledì scorso, nella sua abitazione. Secondo la polizia locale, 26 di loro erano colombiani e due haitiani-americani. Otto, tutti colombiani, sono ancora ricercati. Il governo colombiano ha fatto sapere che due dei colombiani arrestati sono membri in pensione dell’esercito colombiano. “Oggi l’Interpol ha chiesto ufficialmente informazioni al governo colombiano e alla polizia nazionale sui presunti autori di questo atto. Le informazioni indicano che sono cittadini colombiani, membri in pensione dell’esercito nazionale”, ha detto il ministro della difesa Diego Molano in un comunicato. Il commando armato ha fatto irruzione nella casa di Moise mercoledì e meno di 24 ore dopo quattro mercenari sono stati uccisi, altri sospetti assassini sono stati intercettati e arrestati. Tre poliziotti che erano stati presi come ostaggi sono stati liberati, ha detto il direttore generale della polizia di Haiti, Leon Charles, assicurando che la morte di Moïse”non resterà impunita”. Il primo ministro ad interim, Claude Joseph, aveva subito reso noto che il commando era composto da “stranieri che parlavano inglese e spagnolo” e l’ambasciatore di Haiti a Washington, Bocchit Edmond, che di tratta di mercenari “professionisti” travestiti da agenti del Dipartimento antidroga degli Stati Uniti. “Abbiamo un video e crediamo che questi siano mercenari”, ha aggiunto. Taiwan ha annunciato che 11 uomini ricercati nell’indagine sull’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moise sono stati arrestati nel perimetro della sua ambasciata. Gli 11 avevano fatto irruzione nel cortile della sede diplomatica, una delle 15 al mondo di Taiwan, a Port-au-Prince. La portavoce del ministero degli esteri taiwanese, Joanne Ou, ha spiegato che mercoledi’ l’ambasciata era stata chiusa “per ragioni di sicurezza” dopo l’uccisione. “All’alba dell’8 luglio, la sicurezza dell’ambasciata ha scoperto un gruppo di uomini armati che avevano fatto irruzione nel cortile dell’ambasciata. Il personale di sicurezza ha immediatamente informato il personale diplomatico e la polizia haitiana”. “Alla richiesta del governo di Haiti, e per contribuire all’arresto dei sospettati, l’ambasciata ha dato l’autorizzazione alla polizia haitiana di entrare nel perimetro dell’ambasciata”. In un comunicato sul sito Internet, l’ambasciata ha detto che si trattava di “mercenari” presumibilmente coinvolti nell’assassinio. “La polizia ha lanciato un’operazione intorno alle 16 (le 22 in Italia) ed pervenuta all’arresto degli 11 sospetti. L’operazione e’ stata condotta senza problemi”, ha continuato l’ambasciata, definendo l’assassinio “crudele e barbaro”. L’ambasciata di Taiwan ad Haiti non è lontana dalla residenza dove Moise e’ stato assassinato. Emergono dettagli sull’agguato. Il magistrato Carl Henry Destin ha dichiarato al Nouvelliste che nel corpo di Moïse sono stati trovati 12 fori di proiettile, alla testa, all’addome, al costato e ai fianchi. “L’ufficio e la stanza da letto del presidente messe a soqquadro. Lo abbiamo trovato riverso sulla schiena, con pantaloni blu e maglietta bianca coperta di sangue, la bocca aperta e con un foro nell’occhio sinistro”, ha riferito il pm al quotidiano. La figlia del presidente, Jomarlie, è sopravvissuta nascondendosi nella stanza del fratello. Moïse governava Haiti per decreto dopo il rinvio delle elezioni politiche del 2018. Il Paese è alle prese con una gravissima crisi economica e negli ultimi mesi sono aumentati i sequestri di persona per ottenere un riscatto. L’omicidio è avvenuto dopo che Moïse aveva nominato come primo ministro Ariel Henry, un neurochirurgo che ha studiato in Francia. Sebbene sia considerato vicino all’opposizione, la sua nomina non era stata accettata bene dalla maggior parte dei partiti che la compongono di opposizione, che hanno continuato a chiedere le dimissioni di Moïse, la cui legittimità nel ruolo di presidente era stata messa in discussione più volte. All’indomani dell’uccisione del Presidente della Repubblica di Haiti l’Unicef è preoccupato per le ripercussioni umanitarie delle violenze in corso, che stanno generando serie sfide al lavoro dei nostri operatori umanitari sul campo. “Alla notizia dell’efferato assassinio di Sua Eccellenza Jovenel Moïse, presidente di Haiti, Sua Santità Papa Francesco offre le sue condoglianze al popolo haitiano e a sua moglie, anch’essa gravemente ferita, di cui raccomanda la vita a Dio”. È quanto si legge nel telegramma di cordoglio inviato – a nome di Papa Francesco – dal cardinale segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin alla Nunziatura Apostolica in Haiti. Farnesina: “Preservare equilibri” “L’Italia, appresa con sgomento la notizia dell’efferato assassinio del Presidente di Haiti Jovenel Moise, condanna fermamente l’attacco al cuore delle Istituzioni haitiane, esprime sincero cordoglio alla famiglia del Presidente e al popolo haitiano e auspica che i colpevoli di questo delitto siano al più presto assicurati alla giustizia”. Lo rende noto la Farnesina. “L’Italia fa appello a tutti gli attori e alle forze politiche haitiane affinché si preservino i delicati equilibri politici, si prevengano tensioni e si assicurino la stabilità istituzionale del Paese e la sicurezza della popolazione”. La Comunità internazionale, sottolinea ancora la Farnesina, “deve sostenere ogni sforzo in tal senso, anche a garanzia del referendum costituzionale e delle elezioni, lo svolgimento dei quali è indispensabile per avviare un percorso democratico e condiviso, incentrato sul dialogo nazionale tra tutte le forze politiche e sul rafforzamento delle Istituzioni haitiane”. La condanna dell’Ue L’Ue condanna con la massima fermezza l’assassinio del presidente Jovenel Moïse di Haiti e l’attacco alla First Lady e dà il suo pieno sostegno al popolo haitiano”. Lo afferma l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell precisando che “questo atto vigliacco e spregevole contribuisce ad aumentare l’instabilità del Paese e rischia di alimentare ulteriormente la spirale di violenza nel Paese”. Due haitiani americani tra gli arrestati Due uomini ritenuti haitiani americani sono stati arrestati in relazione all’assassinio del presidente di Haiti, Jovenel Moise. Lo ha detto un alto funzionario haitiano. Uno di loro è presumibilmente una ex guardia del corpo presso l’ambasciata canadese a Port-au-Prince. Mathias Pierre, ministro delle Elezioni di Haiti, ha dichiarato all’Associated Press che James Solages è fra le sei persone arrestate 36 ore dopo l’uccisione di Moise da parte di uomini armati a casa sua, nella notte di mercoledì. Solages si descrive come un “agente diplomatico certificato”, un sostenitore dei bambini e un politico in erba su un sito web per un ente di beneficenza che ha fondato nel 2019 nel sud della Florida per aiutare i residenti. Altri quattro presunti assalitori sono stati uccisi e due sono ancora dispersi, ha aggiunto Pierre.
Fonte:RaiNEWS
Foto-TgCom24