CHIAREZZA
La delusione dei tifosi giallorossi è ancora molto forte. L’amaro epilogo della retrocessione, frutto di un girone di ritorno da incubo, ha lasciato amari strascichi. Sono stati cancellati, in un solo colpo, la cavalcata memorabile dello scorso anno in serie B ed il fantastico girone di andata in serie A, che avevano proiettato il calcio sannita agli onori della cronaca. Ancora non ci si riesce a capacitare di come una squadra in grado di posizionarsi nella decima posizione della classifica generale e di accumulare un vantaggio considerevole di 11 punti sulla terz’ultima alla fine del girone di andata, abbia potuto, poi, subire un’involuzione ai limiti dell’inverosimile.
Di chi le responsabilità? Vanno condivise tra tutti: società, direzione tecnica, conduzione tecnica e calciatori.
Buona parte di esse le imputo all’allenatore, Filippo Inzaghi, che è stato il primo a salire sul banco degli imputati, ma anche il primo (e fin’ora unico) a salutare mestamente la città e “togliere il disturbo”.
Un divorzio amaro, quello con il tecnico piacentino, che solo qualche mese fa poteva sembrare impossibile ed inimmaginabile. Una cosa è certa: egli saprà di certo fare tesoro della sua esperienza a Benevento, dove sono emersi i suoi pregi (dedizione maniacale al lavoro su tutti), ma anche i tanti limiti, soprattutto in termini caratteriali, comunicativi, di gestione tecnica ed emotivi. Imputo a lui la grossa responsabilità di non aver saputo dettare le scelte di mercato, sia estivo ma soprattutto “di riparazione”; evidentemente non ha avuto il coraggio di prendere di petto la situazione, forse, chissà, per evitare “scontri istituzionali”.
A dirla tutta, m’era parso già strano come le due parti, dopo gli scarsi risultati sportivi di gennaio, non avessero trovato un accordo. Che fine hanno fatto tutti quei proclami di “condivisione del progetto” che alla fine non si sono dimostrati altro che un grande bluff ?
E sono le evidenze a dimostrarlo. Due su tutte: il mancato arrivo di un difensore e la modalità di come sia stato “scaricato“ a gennaio il capitano, Christian Maggio (dopo averlo trattenuto a luglio), per sostituirlo con un certo Depaoli.
Ce ne sarebbe anche una terza: a gennaio fu richiesto un attaccante di spessore. E chi è arrivato? Gaich.
Tante incomprensioni che evidenziano i forti limiti di colui che doveva operare delle scelte e che ha messo, invece, a disposizione del tecnico una rosa molto ristretta, ancor più falcidiata da una serie infinita di infortuni e dalla pessima gestione degli stessi.
Di chi sto parlando? Ovviamente di colui che reputo il maggiore responsabile di questa “strana” gestione, cioè il Direttore Sportivo, il quale persiste nel restare “attaccato” alla propria poltrona e non ha ancora rassegnato le dimissioni, come, invece, logica ed opportunità vorrebbero.
Lo abbiamo spesso sentito pavoneggiarsi sui “media” delle scelte da lui effettuate, su tutte quella di Caldirola (e gliene va dato atto). Ma la verità è che, alla luce dei fatti, sono maggiori i suoi insuccessi collezionati negli ultimi 2 anni rispetto agli “affari” procurati. Esempi? I discutibili ingaggi di Basit, Goddard, Foulon, Iago Falque, giusto per citarne alcuni; o investimenti come quelli di Moncini, per di più onerosi come quelli di Glik e Caprari.
Ad oggi la società si ritrova sul “groppone” ben 31 giocatori sotto contratto, di cui diversi di loro a cifre importanti per i prossimi anni, ai quali bisogna aggiungere anche il tunisino Talbi per il quale la trattativa è attualmente in stallo. La cosa ancor più strana (e beffarda) è che gran parte di essi, prima di essere ingaggiati dal “nostro”, erano già abbondantemente fuori dai progetti tecnici delle rispettive società di appartenenza, ed è il caso di Iago Falque, Dabo, Ionita, Caprari e lo stesso Depaoli! Un vero e proprio “pasticcio“, che va a completare il fallimento della sua precedente gestione del settore giovanile del Benevento Calcio.
La piazza chiede chiarezza, quella che spesso è mancata in termini di comunicazione, referti medici e scelte di mercato, anche in merito alla permanenza di calciatori che dimostrino un vero senso di appartenenza ed un comportamento all’altezza. Bisogna ripartire da quei calciatori che hanno dimostrato in pieno il loro valore, come Hetemaj, Viola, Caldirola e Letizia o altri che hanno, almeno, provato a sudare sempre la maglia, come Lapadula e Improta.
Troppe chiacchiere e atteggiamenti poco professionali sono stati oggetto spesso di incomprensioni.
Detto questo, esprimo il mio giudizio finale sull’intera stagione. Questi i miei voti:
Montipò (voto 5,5): torneo in chiaroscuro. E’ ancora acerbo, ma ha dalla sua il tempo per migliorare e cercare di confermare le belle speranze che si ripongono in lui.
Manfredini (s.v.): alla fine ha l’unica soddisfazione di veder coronato il suo desiderio di aver giovato almeno qualche minuto in serie A. Paga anch’egli la strana gestione dei portieri, che ha visto ben 4 atleti per un ruolo dove in realtà alla fine è mancato un elemento di riferimento per un torneo così importante come la serie A.
Gori (s.v.): tralascio quanto accaduto in occasione dell’ultima gara a Torino, ma mi pongo una domanda: a cosa è valso tenerlo in rosa come calciatore se poi non lo si è mai voluto impiegare?
Letizia (voto 6,5): stagione condizionata dall’infortunio che lo ha tenuto fuori nella parte nevralgica del torneo. La sua assenza è stata determinante e nessuno dei sostituti ha fatto in modo che i tifosi non lo rimpiangessero. Ha confermato le sue qualità in fase di costruzione.
Depaoli (voto 5): giocatore modesto, che ha dato poco alla causa.
Maggio (voto 5): un professionista come lui avrebbe meritato una “gestione” diversa. Probabilmente le strade avrebbero dovuto dividersi già l’estate scorsa. Divorzio indecoroso.
Glik (voto 5,5): ci si aspettava molto di più da lui, soprattutto sotto l’aspetto della “mentalità“. Il “suo” reparto non ha mai trovato il giusto equilibrio e il risultato è stato quello di una delle difese più battute in assoluto.
Caldirola (voto 6): strana la gestione di questo ragazzo passato da protagonista a comprimario. Torneo altalenante condizionato dall’infortunio. Bisogna ripartire da lui.
Barba (voto 4,5): evidenzia i limiti a causa dei quali non ha mai trovato spazio negli ambienti calcistici in cui è cresciuto. Per lunghi tratti avulso e sempre in affanno. Deve lavorare parecchio per ambire a restare nel calcio che conta.
Pastina (voto 6): giovane di belle speranze che forse avrebbe meritato di giocare di più. I pessimi risultati del girone di ritorno gli hanno tolto spazio.
Tuia (voto 5,5): Troppo fragile, ma se sta bene può servire ancora alla causa, specie in serie B.
Foulon (voto 4): c’è davvero poco da commentare. Certo, ci sarà voluto uno scouting importante per un affare così!
Schiattarella (voto 4,5): è l’emblema della stagione del Benevento. Peccato, perché passa da uno degli artefici della bella cavalcata della promozione in A a uno dei calciatori con il peggior rendimento e comportamento del campionato appena concluso.
Del Pinto (voto 6): che vuoi dire ad un ragazzo così, con un simile atteggiamento? Solo grazie.
Hetemaj ( voto 7): indomabile. E pensare che ad inizio torneo non veniva schierato, forse per dare un senso al mercato effettuato. E’ uno dei pochi a salvarsi ed è in scadenza di contratto. Assurdo.
Viola (voto 6,5): ripartire da lui si deve e si può. Resta un mistero la gestione del suo infortunio. A lungo inspiegabilmente ai margini del progetto, trascinato verso un dualismo inutile a causa di scelte tecniche cervellotiche.
Dabo (voto 5,5): un altro grande colpo di mercato! Salvo soltanto le ultime gare, dove ha cercato di ritrovare la giusta umiltà
Ionita (voto 6): forse le aspettative erano diverse, ma in assoluto ha dato sempre il suo onesto contributo con umiltà.
Caprari (voto 4,5): il vero bluff della stagione. E pensare che ha dovuto riflettere a lungo prima di accettare di venire nel Sannio!
Di Serio (voto 6,5): ha trovato spazio per lunghi tratti cercando di dare il suo contributo. Deve trovare continuità in un ambiente che possa consentirgli di trovare la giusta dimensione.
Sau (voto 6): quando è stato chiamato in causa ha dato sempre il suo contributo. In assoluto il giocatore più tecnico. Ma l’età avanza inesorabile.
Moncini (voto 6): aveva cominciato bene rispetto allo scorso anno, poi l’ennesimo infortunio lo ha tenuto fuori a lungo. Gli si potrebbe offrire un’altra opportunità. In serie B ha sempre fatto bene e adesso è anche più maturo.
Lapadula (voto 6,5): un leone in campo, ha lottato dando sempre il suo contributo. Quando ha capito che doveva ottimizzare lo spazio e giocare più per se stesso, ha cominciato a trovare anche la rete con regolarità.
Insigne (voto 4): fuori luogo lasciarlo in organico, dopo che lo scorso anno era stato soltanto un rincalzo, Credo che debba cercare un’altra soluzione, magari in serie C, dove potrebbe dare un valido contributo.
Iago Falque (voto 3): è il volto del mercato del Direttore Sportivo.
Tello (voto 5,5): rimasto in rosa, ma senza una vera e propria identità.
Improta (voto 7): ha fatto di tutto in una stagione all’insegna della confusione tattica. Anche per lui un ringraziamento per attaccamento per lo spirito di sacrificio. Ora però trovi la sua identità.
E’ iniziata la nuova stagione. Nonostante il rammarico di non aver potuto vivere “in presenza” le emozioni di un campionato così importante, cosa che ha acuito delusioni e frustrazioni, la tifoseria sembra già pronta a ripartire con rinnovato entusiasmo nella speranza che, questa volta definitivamente, si possa finalmente tornare allo stadio.
Pronta a ripartire, sì, ma nell’aria s’avverte forte il bisogno di una maggior chiarezza e di un progetto lineare e, soprattutto, guidato da professionisti all’altezza. Sotto questo aspetto, però, le prime operazioni societarie non sembrano molto rassicuranti a cominciare da una non chiara progettualità. Se proprio devo esprimere una mia personale opinione, rasenta i limiti dell’inverosimile per il calcio italiano la modalità attuata per la scelta del nuovo tecnico.
Comunque sia…
… Forza Strega 91!