Il calcio è emozione. E, come tale, non si può descrivere. Il calcio vero però, quello che non ha TV ad inquadrare, sponsor e procuratori a fare pressioni… E ogni scuola calcio, seria e che si rispetti, è una fucina d’emozioni.
Era iniziata un’annata importante per l’Asd Cesare Ventura, tantissime le soddisfazioni arrivate dal campo per le varie formazioni ma, soprattutto, una crescita complessiva (non solo calcistica) di tutti i ragazzi, a confermare l’ottimo lavoro svolto da decenni in ambito settore giovanile dalla storica società gialloblù beneventana.
Poi, all’improvviso, l’incubo del coronavirus, il lungo e interminabile periodo di lockdown, la curva dei contagi, i morti, la paura: come una sorta di blackout che in pochi istanti aveva spento sorrisi, sogni, speranze, relazioni sociali. Non bastasse la mazzata tremenda sull’economia (e sul morale) della Nazione.
Un campo di calcio vuoto non ha motivo d’esistere. Il civettuolo campo sportivo “Mellusi – Gallucci” negli ultimi tre mesi sembrava irreale, silente, vuoto della simpatica e allegra confusione che solo nugoli di ragazzini sanno creare. Senza palloni, senza conetti e fratini multicolori a tappezzarne ogni angolo. Un campo di calcio… senza calcio. E senza emozioni.
A casa tutti i bambini e i ragazzi, ovviamente con i musi lunghi. I gruppi whatsapp della scuola calcio intasati di messaggi, di richieste d’informazioni: “Quando riprendiamo?”… “Ma potremo tornare a giocare?”… “Ma il campionato lo finiamo?”… “Ma tutti i goal che ho fatto (…) verranno cancellati?”… “Mister, e quel torneo?”…
Ma soprattutto: “Mi manca il campo”… “Mi mancano i miei compagni”… “Mister mi manchi”…
Già: “manca”… E questo genera una profonda emozione. La mancanza è qualcosa che solo chi la prova può capirla… È la dimostrazione tangibile che il lavoro degli istruttori è stato eccellente, e qui il calcio conta poco…
Circa tre mesi dopo (ma è sembrata un’eternità!), è arrivato l’ok da parte degli organi preposti: il via libera anche alle attività sportive giovanili, seppur con molte limitazioni, ma tant’è!
Tanti giorni di preparazione: il protocollo rispettato alla lettera, ogni ambiente pulito e disinfettato, ripetutamente. Effettuate anche modifiche strutturali, per consentire l’accesso e l’uscita dal l’impianto, senza creare assembramenti. Un sacrificio necessario.
Poi, finalmente, è arrivato il giorno, tanto atteso: pomeriggio piovoso, a metà giugno, ironia della sorte… ma cosa vuoi che sia? Tutto è pronto, percorso obbligato per l’ingresso, termo-scanner attivi, gel disinfettante per le mani. Alla spicciolata sono arrivati i primi ragazzini, con mamme, papà e nonni ad accompagnarli, una piacevole ritrovata consuetudine, pur se in fila distanziata. Tutti un po’ impacciati: bisogna adattarsi ad un protocollo a dir poco ostico e farraginoso anche per gli adulti.
Il “Mellusi – Gallucci” pian piano s’è di nuovo animato, colorato, riempito di voci, grida di richiamo, tante risate, i primi rimbrotti bonari degli istruttori: loro sono stati più pazienti e comprensivi. C’era da capirli quei birbanti: tre mesi lontani dal campo, dai compagni di squadra o di gruppo, dal pallone che ancora non si può toccare (ma perché?) con le mani… Poi il temporale, fortunatamente non violento, ma chi se n’è accorto della pioggia? E poco importa se non si è svolta la canonica partitella: l’importante era esserci, correre, divertirsi, imparare qualcosa di nuovo di questo gioco meraviglioso.
Tutto è filato liscio, grazie alla pazienza e alla preparazione dei tecnici e degli addetti ai lavori, ma soprattutto grazie alla fattiva e consapevole partecipazione dei ragazzi.
Grande soddisfazione per l’Asd Cesare Ventura: certo, c’è ancora da migliorare qualcosa nei meccanismi: alcuni “paletti” imposti dal protocollo FIGC sono forse eccessivi per società di puro settore giovanile… Ma “dura lex, sed lex” e quindi… Per il momento, dovrà andare bene così.
La giornata è stata estenuante, ma pian piano le preoccupazioni e i timori sono svaniti. C’era bisogno di normalità, soprattutto per loro, i più giovani, privati della loro vita normale, della scuola, di tutte quelle “sicurezze” in cui sono (fortunatamente) cresciuti. E crediamo che tutto questo, in loro, abbia creato un malessere, magari taciuto, ma importante.
Per fortuna il calcio, così come ogni altro sport, è sempre la migliore medicina. E, presto, sarà tutto dimenticato e rimarrà solo – speriamo – uno spiacevole ricordo… Torneranno di nuovo i sorrisi e tante nuove emozioni. Ci saranno partite da giocare, sogni da inseguire, goal da segnare o da evitare. Un po’ quello che poi accadrà nella loro vita, se vogliamo…
Il calcio, quello vero, rimarrà sempre un’emozione. E non da poco… All’Asd Cesare Ventura lo sanno molto bene. E lo sanno tutti i ragazzi che hanno indossato la camiseta di questa importante realtà calcistica campana.
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.”
(Jorge Luis Borges)