Come tanti, in queste ore, non ho potuto fare a meno di soffermarmi – purtroppo – sulle orribili immagini dell’ennesima strage di civili indifesi, provenienti da Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib in Siria.
Attacco aereo? Esplosione accidentale in una deposito di armi chimiche? O cos’altro? Non è ancora chiaro e probabilmente non lo sapremo mai.
Non ci sono altre parole da spendere, anche perché il rischio di cadere nella retorica è elevatissimo. Il conflitto siriano ha avuto un costo spaventoso per sangue innocente versato. Certo, ogni conflitto è dolore e distruzione. Ogni guerra rappresenta una sconfitta, anche per i presunti vincitori. Perché a morire è stata in primis la Civiltà. E poi perché la distruzione non è solo materiale: in macerie finiscono anche i sogni, le speranze e i progetti (di vita) d’intere generazioni. E questo accade a poche ore di volo da noi, in un paese che si affaccia sullo stesso Mare Nostrum, non è un film.
Quelle immagine fanno orrore, ma ne fa ancora di più la finta indignazione dei potenti, di chi – elenco smisurato – s’affretta a puntare il dito e condannare quel regime e quelle nazioni che, in qualche modo sarebbero direttamente coinvolte – a secondo dei punti di vista – nel conflitto e quindi nelle stragi. Il solito indegno teatrino mediatico, il consueto e vergognoso gioco delle parti. Poi, tra qualche giorno, calerà (artatamente?) il silenzio, come sempre.
Abbiamo tutti delle responsabilità. Come cittadini del Mondo siamo tutti un po’ colpevoli, nessuno può dirsi estraneo, soprattutto quando a morire sono ancora gli innocenti, i bambini, gente che nella vita ha conosciuto solo stenti, violenza, umiliazioni, dolore. Poco importa che lingua parlino, o quale religione professino. E noi non facciamo nulla, al massimo ci stupiamo, come se fosse la prima volta, seduti sul divano, nel confort dei nostri salotti, mentre annoiati programmiamo il ponte pasquale, annoiati nello zapping tra Eredità, Striscia la Notizia e bambini agonizzanti stesi nella povere. Come se tutto questo fosse normale. Mostruosamente assuefatti a certi spettacoli.
Tanto, con un tasto del telecomando possiamo scegliere di cambiare canale, di vedere o non vedere a nostro piacimento. Così come qualcuno, altrove, probabilmente premendo il tasto di un telecomando sceglie di compiere l’ennesima strage. In fondo, anche questo è puntare il dito. E quindi siamo tutti indirettamente colpevoli, ognuno per quanto di competenza. Nessuno può ritenersi senza responsabilità, almeno quella morale.
Passeranno i giorni, e probabilmente presto sarà tutto – ancora una volta – dimenticato. E che muoiano milioni di altri innocenti, chissenefrega, ma l’importante è che la pastiera sia quella tradizionale.
La disumanizzazione totale è in modalità “loading“, è solo questione di tempo.