Il motore (mediatico) della politica è già a pieno regime. Le schermaglie dialettiche tra opposte fazioni sono oramai all’ordine del giorno, nella normalità di questa campagna elettorale per le amministrative che ci accompagnerà (obtorto collo) fino al voto nel prossimo mese di giugno.
Alleanze nuove e vecchie, strategie, colpi di mano, attacchi personali e “megafono” a tutto volume per cercare di “strillare” più forte dell’avversario di turno. La consueta guerriglia senza quartiere, tutti contro tutti, e ognuno ha ben dritto il dito puntato sull’altro. Il j’accuse è l’arma convenzionale, di programmi concreti – salvo eccezioni – neppure l’ombra. O meglio, un ciclostilato canovaccio c’è, ma poi cosa importa? L’obiettivo nell’immediato è la (o le) poltrona (e), il resto si vedrà. E chissenefrega se la Città è in agonia.
Benevento oggi mi ricorda una candela che brucia ancora ma è alla fine. Una fiammella traballante sopra una chiazza informe di cera sciolta. Il segnale evidente che a breve ci sarà il buio, purtroppo.
Abbiamo visto fallire la società di trasporti pubblici, l’AMTS, e nubi scure s’addensano su quella che gestisce l’igiene ambientale, l’ASIA. Il commercio e la piccola imprenditoria sono al collasso, l’alluvione dello scorso ottobre è ancora più che presente, con ingiustificabili disagi ai danni di chi abita in periferia e in alcune contrade della città. Teatri chiusi, e quando qualche volta si riaprono succedono guai. Strade sporche e totalmente sconnesse, il traffico è sempre congestionato e la sosta selvaggia è normalità. La gestione della mensa scolastica è diventata una telenovela imbarazzante, se non vergognosa, ovviamente a scapito di bambini e famiglie. Salvo pochissime aree “riservate”, poi il degrado e la sporcizia sono quotidianità nella quale, la maggior parte dei beneventani, è costretta ad arrabattarsi, pur di sopravvivere. Il lavoro e i giovani? Il deserto, prospettive pari a zero. Per non parlare poi di criminalità dilagante e sicurezza.
Un fallimento quasi totale e purtroppo innegabile della gestione politica e amministrativa degli ultimi anni. Probabilmente qualcosa di buono è stato fatto, non si discute. Ma ci sono fiori che non possono essere appuntanti all’occhiello di un vestito consunto e lacero, sarebbe troppo stridente il confronto. Non vorrei davvero essere nei panni di chi erediterà la gestione della Città nella situazione attuale.
Io credo che, per ritornare ad una parvenza di normalità ci vorranno molti anni. Oltre a tanti ulteriori sacrifici da parte dei cittadini. Benevento ha bisogno di “medici” che siano validi amministratori e non “politici di professione”. Ha bisogno di donne e uomini che abbiano reale spirito di sacrificio e ai quali non manchi il coraggio di affrontare un “quadro clinico” disastroso con il quale dovranno combattere ogni giorno del loro mandato.
C’è bisogno di ritrovata (o nuova) coscienza civica, e poco importano le sigle politiche dietro le quali i vari candidati a sindaco si sono trincerati. Servono programmi, è importante parlare chiaro all’elettorato, anche paventando futuri e necessari sacrifici. La Città è in agonia, la fiammella s’è quasi spenta. I personalismi e le ripicche, con la situazione attuale, suonano oggi quasi come un’offesa all’intera comunità.
Benevento come roma