L’8 marzo è la “Giornata internazionale della Donna”, indetta per celebrare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. Di festeggiare non c’è motivo, basta prendere un qualsiasi giornale e aprire la pagina della cronaca: il femminicidio, la violenza, le discriminazioni verso le Donne sono la terribile quotidianità, né più né meno come nel 1909 quando negli States fu celebrata per la prima volta questa ricorrenza.
Storia lunga sulla data, ma il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale“. Si voleva riconoscere alla Donna il proprio ruolo negli sforzi di pace e allo stesso tempo si volle riconoscere universalmente la necessità prioritaria di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle Donne alla vita civile e sociale del proprio Paese. L’8 marzo, appunto, già “festeggiato” in molti stati, fu scelto come data ufficiale.
Non è una festa, nonostante questa data sia finita, come ogni altra ricorrenza, nel tritacarne del consumismo. Si potrà festeggiare solo e quando in tutti i settori della vita sociale, politica ed economica del nostro Paese, così come ovunque nel Globo, ci sarà vera parità. E quando la Donna potrà ritenersi totalmente al sicuro in ogni famiglia, al nord o al sud del Mondo. Sarà una festa quando le pari opportunità non si ridurranno soltanto ad un noioso obbligo di legge a cui attenersi per evitare “noie”. Sarà festa quando ad ogni Donna, che sia imprenditrice di successo, operaia o semplicemente madre di famiglia verranno riconosciuti i meriti di aver dovuto lottare il doppio, per ottenere “meno della metà“…
Non occorre mutilare alberi (oramai già fioriti ad inizio febbraio) per celebrare l’8 marzo. Occorre invece cambiare mentalità, una vera rivoluzione culturale, modificare il nostro DNA da maschio alfa più degno degli scimpanzé e prestare reale attenzione ai gravi problemi di disparità tra uomo e donna, 365 giorni all’anno. 366, in questo 2016 bisestile.