Dopo il fallimento dell’azienda comunale dei trasporti, l’AMTS, una nuova nube che potrebbe addensarsi sull’altra fondamentale “partecipata”, ovvero l’ASIA che gestisce raccolta e smaltimento rifiuti oltre che la pulizia dell’intera città. Anche da queste pagine, il dottore Luigi Ruscello ha lanciato il grido d’allarme e, dati e normative alla mano, ha posto la questione sulla gestione dei conti dell’azienda. Io non sono un esperto e quindi non potrei mai dare un giudizio sulla questione. Obiettivamente devo ritenere che, quanto pubblicato, sia il frutto di un’attenta analisi elaborata da un cittadino e contribuente che io ritengo assolutamente qualificato e doviziosamente informato.
Di certo, ciò che viene fuori è che esiste un’altra pericolosa voragine che potrebbe spalancarsi sotto i piedi dei cittadini, perché aprendosi disastrerebbe oltremodo le già asfittiche casse comunali. Difetto d’interpretazione delle norme? Eccesso di allarmismo? Oppure reale e concreto pericolo? Non lo sappiamo. Ma tre milioni di euro di buco sarebbero davvero troppo se confermati. Un doppio fallimento sarebbe davvero insostenibile per la nostra comunità.
Non è la prima volta che lo scrivo: girando per la città, il degrado “globale” è ogni giorno più evidente. Traffico caotico con molte zone in ostaggio della sosta selvaggia e del carico -scarico merci da camion e furgoni che, oramai, avviene senza nessuna regolazione e controllo. Marciapiedi ovunque ricoperti di ogni tipo di rifiuto e deiezioni canine. Strade sporche e quasi totalmente sconnesse, segnaletica da terzo mondo con i principali incroci cittadini in mano a frotte di agguerriti e petulanti questuanti. Ancora, strade “ostaggio” di imprese che iniziano lavori e sembrano non volerli mai concludere. Laddove si effettua un qualsiasi scavo (è quotidianità), dopo si rattoppa con asfalto a freddo che non fa presa e dopo pochi giorni o a seguito di una normalissima pioggia, la nuova ed ennesima buca è servita. Ovunque in città è così.
Controllo della sicurezza dei cittadini è pari a zero. I vigili, quelli che riusciamo a vedere, sono molto impegnati a compilare multe per divieto di sosta, sempre e solo nelle solite strade… Altrove la loro divisa è pressoché sconosciuta.
Lungosabato boulevard, Parco Cellarulo, Pattinodromo, Campetto polivalente della Pietà, Campo di calcio “Avellola”, il muraglione sul fiume Sabato franato in Via Matarazzo. E poi, la nuova pavimentazione dei marciapiedi al Rione Libertà, la “spina verde” nello stesso quartiere che rischia la stessa fine ingloriosa del succitato Parco Cellarulo (distrutto dalla piena del Calore ma soprattutto dall’incuria e dai vandali), prima ancora prima di qualche pomposa inaugurazione (scommettiamo?) pre-elettorale. Sono solo alcuni dei “fiori all’occhiello” di un’amministrazione che, a pensarci bene, si è contraddistinta di certo per una frenetica progettualità ma soprattutto per le innumerevoli incompiute, per non chiamarli fallimenti.
Ogni giorno è peggio, e mentre la politica è presa totalmente dalle prossime elezioni, la città continua a precipitare nel baratro. AMTS, ASIA (io spero ovviamente di no), economia in crisi, commercio al collasso, i predoni che dilagano ogni giorno di più nella nostra città, attirati probabilmente dal passaparola: “a Benevento è più facile“… Sempre peggio, e soluzioni immediate non se ne vedono. O meglio, qualcosa si vede, e sono gli effetti di quello che oramai è un vero è proprio colpevole stato di abbandono da parte di chi dovrebbe (ancora) amministrarci.
Quanto io ho rilevato è sotto gli occhi di tutti. Come l’ennesima discarica in città, a pochi metri dalle case e dal plesso scolastico di San Modesto II. Non ci vuole molto, basterebbe appunto aprire gli occhi e guardare oltre il proprio scranno di “palazzo”.
Nelle foto: il tabellone pubblicitario, divelto dal vento, posto accanto (!) al fortilizio longobardo “Torre della Catena”, archeologia industriale a pochi metri da Port’Arsa, l’alluvione che continua nei sottopassi cittadini, la discarica di Via De Rienzo e il NON asfalto sulle buche stradali divenute oramai “patrimonio” dei beneventani.