Può una qualsiasi logica affaristica prevalere sulla nostra Civiltà e sulla Cultura? Ha senso inchinarsi e prostrarsi in nome degli interessi economici, quelli ovviamente di poche e rinomate aziende private nazionali? Secondo i nostro governanti, sì. La dimostrazione è lampante: le statue “ignude” coperte con pannelli, ai Musei Capitolini di Roma, per non “turbare” la vista al presidente dell’Iran Hassan Rouhani. E per non offendere quella dei telespettatori delle tv iraniane, che avrebbero ripreso tutti i vari passaggi della visita.
Dopo quattro decenni d’embargo, il Paese islamico torna sul mercato e chiaramente l’Italia vuole e «deve tornare in posizione di leadership nei rapporti con l’Iran», secondo quando dichiarato recentemente dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Comprensibile l’attenzione e la cura che si voglia prestare a questo prevedibile enorme business, ma…
Ma è una vergogna il comportamento di chi (e non sapremo mai chi è stato) ha ordinato di essere così particolarmente ospitali (o servili?) con Rouhani, ovviamente agli occhi del Mondo una vergogna per tutta la nostra Nazione. Un danno d’immagine incalcolabile, millenni di Civiltà e Cultura calpestati per un pugno di appalti che arricchiranno i pochi e soliti noti… Essere ospitali è un conto, offendere la propria Civiltà e l’orgoglio di millenni di storia dell’Arte un altro. E, fino a prova contraria, è l’ospitato che deve adeguarsi a usi e costumi del luogo che visita, pur se accolto con tutti gli onori e le “etichette” possibili.
Rouhani il teocrate, turbato dalle nudità di qualche statua bellissima, patrimonio culturale di tutto il Mondo Civile? La nudità “sconveniente” di una statua equestre avrebbe potuto davvero creare imbarazzo al presidente iraniano? Strano!
Così, incuriosito, ho preso qualche informazione dall’Iran Human Rights (IHR) e la riporto, giusto per farci un’idea: “La Repubblica Teocratica dell’Iran ha un sistema giuridico basato sulla sharia nel quale la pena di morte è prevista per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, rapimento, tradimento, spionaggio, terrorismo, reati economici, reati militari, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la sharia in Iran. Avviene tramite delle gru per assicurare una morte più lenta e dolorosa.
Nell’aprile 2013, il Consiglio dei Guardiani dell’Iran ha reinserito la lapidazione nel codice penale come punizione per le persone condannate per adulterio. In caso di lapidazione, il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario e interrato; un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari incaricati compiono l’esecuzione. L’art. 104 del Codice Penale stabilisce che “le pietre non devono essere così grandi da provocare la morte con uno o due colpi”, in modo che la morte sia lenta e dolorosa.
In Iran convertirsi al cristianesimo o ad altra religione è considerato un crimine capitale, mentre ai cristiani è permesso convertirsi all’Islam. I convertiti al cristianesimo sono perseguitati e costretti a riunirsi clandestinamente, mentre i missionari sono di solito espulsi e a volte incarcerati per aver distribuito Bibbie. Gruppi bahai e cristiani subiscono arresti arbitrari, detenzioni prolungate e confisca dei beni. Dalla rivoluzione islamica del 1979, il Governo ha giustiziato più di 200 Bahai. Nel nuovo Codice il termine “omosessuale” ha rilevanza penale e i rapporti sessuali tra due individui dello stesso sesso sono considerati crimini “Hudud” e soggetti a punizioni da 100 frustate fino all’esecuzione. Se la parte attiva è un non-musulmano e la parte passiva un musulmano, entrambi saranno condannati a morte.
Il regime si è abbattuto in particolare nei confronti delle donne. La loro segregazione ha avuto un’accelerazione dopo la prima elezione di Mahmoud Ahmadinejad, il quale già durante il suo mandato di sindaco di Teheran inaugurò la separazione di donne e uomini negli ascensori. Le autorità iraniane hanno iniziato pattugliamenti di polizia nella capitale per arrestare le donne vestite in un modo giudicato sconveniente. I sostenitori della linea dura dicono che un velo inappropriato è una “questione di sicurezza” e che una “moralità spregiudicata” mette in pericolo l’essenza della Repubblica Islamica.
Non c’è solo la pena di morte, secondo i dettami della Sharia iraniana, ci sono anche torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane e degradanti. Non si tratta di casi isolati e avvengono in aperto contrasto con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che l’Iran ha ratificato e che queste pratiche vieta. Migliaia di ragazzi subiscono ogni anno frustate per aver bevuto alcolici o aver partecipato a feste con maschi e femmine insieme o per oltraggio al pubblico pudore.“
Io credo che queste siano cose che dovrebbero turbare e fare arrossire Rouhani. E dovrebbero fare arrossire i nostri “rappresentanti di governo” che si sono prestati a quello che io reputo un gesto sconsiderato, offensivo per l’Italia intera.
(Foto tratta www.belfasttelegraph.co.uk)