Una settimana fa il disastro. Sette lunghissimi e faticosi giorni per l’intera comunità sannita, con un susseguirsi di eventi che hanno davvero messo a dura prova la nostra comunità. Sembra quasi di vivere un film, se non fosse per la terribile e disarmante verità che è sotto i nostri occhi. La Provincia di Benevento devastata in lungo e in largo dal tappeto di acqua e fango che Tammaro, Calore e Sabato (con i relativi affluenti “minori) hanno lasciato dopo il passaggio della impetuosa e distruttiva ondata di piena.
Probabilmente anche noi, testimoni oculari, non abbiamo immediatamente percepito il livello di devastazione. Sicuramente, nella concitazione dei primissimi momenti, l’attenzione era più sull’emotivo “salvate il salvabile” e sulla messa in sicurezza, per quanto possibile, di persone e cose. Poi, ad acque calme (è proprio così), è toccato volgere lo sguardo al “panorama”… Spaventoso, oltre che triste.
Un disastro, non c’è davvero altro termine per definire quanto è accaduto. La nostra amatissima Terra ferita in maniera gravissima, con strutture industriali, fattorie, case, strade e tanti ponti distrutti. Credo che, realisticamente, l’alluvione abbia lasciato più danni (materiali) reali del terremoto ’80, almeno nella nostra provincia. E la già fragile economia è davvero in ginocchio, ovviamente nel fango.
La gente del Sannio non ha perso tempo. Non ha sbraitato, non si è strappata i capelli davanti alle telecamere. E’ scesa in strada, si è praticamente autogestita, ha tirato fuori il meglio che si potesse sperare a fronte di una calamità del genere. Le istituzioni hanno fatto ciò che hanno potuto, a fronte di una zona d’emergenza così vasta. Ma non è il caso ancora di fare polemica. L’emergenza è ancora in atto, ad oggi l’unica nota positiva è che la situazione meteo è leggermente migliorata. Ma il fango è ancora lì, nonostante gli sforzi e il lavoro abnorme di tutti coloro che, quasi incessantemente, sono all’opera da giovedì scorso. Pur se con ritardo sono arrivati anche gli aiuti “centrali“. Forse perché a Roma non avevano ancora ben capito di quale disastro fosse accaduto nella nostra Terra.
Ma adesso bisogna andare oltre la solidarietà umana. Quella è stata anche più che sufficiente, soprattutto perché proveniente quasi tutta dall’interno e questo non può fare altro che accrescere l’orgoglio territoriale di Benevento e la sua Provincia. E’ necessario superare quanto prima la fase d’emergenza, che sembra oramai essere “sotto il controllo” delle istituzioni preposte. C’è bisogno di un intervento deciso, concreto e tangibile del Governo. C’è bisogno che i politici locali, magari affiancati da quelli regionali (illusione?), facciano fronte comune e pretendano lo stanziamento immediato di necessari e sufficienti aiuti economici per la ricostruzione e il riavvio delle attività produttive. E ricordiamo soprattutto i tanti sfollati: c’è bisogno che possano avere di nuovo una casa dove poter alloggiare, senza inutile e mortificante precarietà.
Il fango è ancora a terra, dovunque l’onda di piena sia passata. Da quel fango Benevento e la sua Provincia vogliono uscirne e ripulirsi. La dignità e la civiltà della nostra gente (ancora una volta ampiamente mostrate) meritano, oltre il diritto, un aiuto deciso ed efficace dello Stato.