Via Cosimo Nuzzolo, rione Ferrovia, Benevento. Un tappeto di fango alto mediamente 10 centimetri ha ricoperto uniformemente l’asfalto delle strade e le mattonelle dei marciapiedi, è ciò che ha lasciato la devastante e abnorme piena del fiume Calore che scorre a pochi metri da qui. I locali interrati di un noto supermercato sono completamente allagati da circa 3 metri di acqua fangosa e maleodorante. Tutto intorno già fervono le attività per restituire quanto prima l’attività commerciale alle sue funzioni. Tanti uomini al lavoro, un bobcat, un idrovora, iniziativa privata ovviamente.
Arrivo tra le palazzine bianche del quartiere, quelle a ridosso dell’argine del fiume, vicine al Pala-Adua. L’immagine a primo impatto è di quelle che lasciano senza parole. Fango ovunque, detriti, tantissime automobili oramai da portare alla rottamazione, tale è il danno che l’acqua limacciosa ha provocato, sommergendole completamente. Lo stesso dicasi anche per alcuni furgoni e tanti scooter.
Gli abitanti sono tutti in strada armati degli strumenti che hanno reperito nelle proprie case. Scope, qualche pala, secchi, mani nude. Tutti ricoperti di schizzi di fango e bagnati fradici. Facce rabbuiate ma non di chi è già arreso. La proprietaria di una lavanderia, la signora Antonietta G., mi lascia entrare nel suo locale. Un disastro: costosi macchinari, apparecchiature elettriche, la cassa, il computer, gli abiti e tutta la merce già pronta o ancora da lavare, tutto irrimediabilmente rovinato. Il segno dell’acqua sulle pareti è evidente, spaventoso.
Mi invitano a salire al piano rialzato del palazzo, negli appartamenti che, voglio ricordarlo, sono di case popolari. Le cantine sono completamente allagate e nelle case non c’è energia elettrica. Scene che stringono il cuore, i mobili, gli elettrodomestici, le varie masserizie, tutto pieno di fango e completamente inservibile. La gente non si dispera, non impreca, lavora per quel che riesce a fare, cerca di strappare quanto possibile al fango e alla sporcizia. Qualcuno fuori in strada urla contro una pattugli di vigili urbani, accusandoli di tardivo intervento, e perché le autorità competenti li avrebbero lasciati praticamente da soli. Il nervosismo è comprensibile, la rabbia è inevitabile.
Ci sono uomini della Protezione Civile, molti ragazzi volontari e sono arrivati anche studenti universitari, qualcuno dell’Erasmus: sentirli parlare in spagnolo e vederli mettersi a spalare fango è stato un momento molto bello di “fratellanza” in quel disastro. C’è una pala gommata dell’Esercito da poco giunta sul luogo. I militari sembra quasi non sappiano cosa fare o forse aspettano ordini da chi coordina gli interventi. Sono passate circa 10 ore dall’alluvione.
Non è il momento di cercare colpevoli e neppure di fare inutili e sterili polemiche. Adesso conta soltanto intervenire in maniera celere e fare in modo che questi cittadini possano al più presto ritrovare il conforto e la sicurezza della propria casa. Sperando in un aiuto dalle istituzioni e nella solidarietà concreta dell’intera Nazione.