Sollecitati dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal collega austriaco Werner Faymann, sono di assoluta atttualità gli “hotspot”, che secondo le intenzioni della governance europea Italia e Grecia dovrebbero aprire, per gestire in maniera più efficiente e, possibilmente, sicura, il flusso incessante di migranti che continuano a riversarsi in Europa. Ma cosa sono gli hotspot?
Si tratta di centri già esistenti, che probabilmente saranno ampliati, attrezzati per identificare i migranti. Tali strutture permetteranno di tenere in stato detentivo i migranti per un periodo di tempo limitato. Per quanto riguarda l’Italia, la nostra polizia sarà aiutata da alcuni funzionari delle agenzie europee Europol, Eurojust, Frontex ed Easo. Questo personale sarà impiegati per identificare i migranti che vogliono presentare richiesta d’asilo. Si procederà con la registrazione dei dati personali dei richiedenti asilo, quindi saranno fotografati e poi si effettuerà la raccolta delle impronte digitali entro 48 ore dal loro arrivo, eventualmente prorogabili a 72 al massimo. I migranti saranno trattenuti fino a identificazione avvenuta. Chi si rifiuterà di essere così identificato e registrato, sarà trasferito nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) in attesa di essere rimpatriati. Queste strutture detentive, sono già attive a Roma, Caltanissetta, Bari, Torino e Trapani.
Il Ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano in una intervista ha detto che le operazioni di rimpatrio saranno organizzate e finanziate dall’Unione europea. Tutti quei migranti che, invece, accetteranno di essere identificati e presenteranno una regolare domanda di asilo, saranno ospitati nei centri di accoglienza, in attesa che le loro richieste siano esaminate dalle autorità per l’eventuale concessione.