Mesi roventi sul fronte migranti. Nonostante le continue tragedie e le tantissime morti, a volte anche di innocenti, continuano incessanti le traversate e gli sbarchi, favoriti ancora dall’estate mediterranea che regala condizioni meteo-marine ottimali per la navigazione. Un “fronte che va dall’Egitto al Marocco, addirittura puntando alle Isole Canarie nell’Oceano Atlantico, ma il flusso costante di profughi procede anche via terra, attraverso il canale dei Balcani.
E’ chiaro che, con un teatro operativo così vasto è praticamente impossibile per le polizie europee controllare il fenomeno, pur con tutto lo spiegamento di forze disponibili. Quello del “traffico dei migranti” è divenuto un business milionario, che fa gola a malavitosi di ogni nazionalità che, incuranti delle conseguenze delle loro azioni, attuate sempre senza alcun scrupolo, continuano ad arricchirsi sulla disperazioni di (quasi) tutti coloro che provano il “salto” nel ricco e pacifico occidente
Sono circa 30.000 i trafficanti di uomini: Robert Crepinko, capo dell’Europol, ha fornito questa cifra impressionante di persone che, a vario titolo, sono coinvolte nel traffico di esseri umani. 3.000 quelle realmente operative nel Mediterraneo, quelle che gestiscono, quasi sempre con modalità violente, i trasferimenti a pagamento di profughi – provenienti dalla Siria, paesi del Maghreb, Corno d’Africa – all’Europa. Il prezzo varia dai 2.000 ai 5.000 euro a persona.
Contrastare tali trafficanti è di sicuro la priorità assoluta, non solo per l’Europol ma per tutti gli stati dell’Unione europea, ha dichiarato Crepinko. L’Ufficio di polizia europea aprirà a breve un’unità al Pireo (Atene), in Grecia, per combattere il traffico proveniente dalla vicina dalla Turchia. I guadagni delle organizzazioni criminali derivanti dal traffico dei migranti, combinato con quello di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale e lavorativo, hanno superato quelli derivanti dal traffico di armi e droga. Ad oggi, con molta probabilità, è il business “criminale” più redditizio che esista. Addirittura sembra che i trafficanti abbiano iniziato a fare uso dei più conosciuti social network per pubblicizzare i propri “servizi” e addirittura per negoziare i prezzi e organizzare luoghi e tempi di viaggio i migranti.