Un fenomeno tutto (e tipicamente) italiano: il prezzo del petrolio cala, e in maniera anche significativa, ma quelli di benzina e gasolio al distributore non vogliono saperne di scendere. In alcuni casi addirittura aumentano. Un paradosso, uno dei tanti. La storia è sempre la stessa, ed è di questi giorni il riaccendersi della polemica che in Italia va avanti ormai da anni, e che si ripresenta ogni qualvolta il prezzo del greggio scende in modo rilevante. Basti pensare che nei primi otto mesi del 2015, durante i quali il valore di un barile di petrolio è sprofondato dagli iniziali 100 dollari ai circa 50 attuali (la metà!), con punte verso il basso anche di 40 dollari. Nei giorni scorsi si è scesi al di sotto dei 42 dollari al barile, precisamente 41,81. Prezzo dei carburanti in calo? Assolutamente no, se non piccolissime variazioni che rispetto al tracollo del prezzo del petrolio non si sono praticamente fatte sentire. Il prezzo della verde continua ad oscillare infatti intorno a 1,65 euro al litro, mentre quello del gasolio è intorno a 1,45 euro per litro.
Volete sapere cosa incide, ancora oggi, sul prezzo finale? Il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966, il terremoto del Belice del 1968 fino ad arrivare, più recentemente, al finanziamento del Fondo unico per lo Spettacolo (Fus) oppure l’emergenza immigrati e l’alluvione in Lunigiana. E’ questo il “contributo” che forse inconsapevolmente forniamo, quando acquistiamo un litro di benzina e gasolio. E’ ovvio che la causa di tutto ciò è di certo l’altissima tassazione nazionale: conti alla mano, dal 2011 a oggi le tasse sul carburante, meglio conosciute come accise, sono cresciute dal 29,1% al 46%! Il prezzo industriale della benzina verde è di circa 0,562 euro al litro, in linea con la media europea che è di 0,561. Il prezzo finale si attesta sui circa 1,649 euro al litro.
Le compagnie petrolifere, dal canto loro, si difendono per il mancato ribasso continuando a evidenziare gli alti costi per la raffinazione del prodotto.
Conti alla mano, accise e IVA pesano per il 64% sul prezzo finale della benzina; il 62% per quello del diesel. Le prime gravano sul prezzo finale della verde più dell’intero prezzo industriale, che sul prezzo finale incide tra il 36% e 38%. L’IVA, al 22% si calcola sia sul prezzo del carburante netto sia sulle accise. Quindi, lo Stato da ogni litro di verde che viene erogato alla pompa ottiene più di 1 euro, 0,870 con il gasolio. Imposte aumentate senza sosta per poter coprire le numerose clausole di salvaguardia a garanzia di leggi e decreti, ma anche per finanziarie cultura e interventi post alluvioni e terremoti. Il Governo è al lavoro per evitare nella prossima legge di Stabilità l’aumento delle nuove accise previste dalla vecchia manovra 2015. Resta inspiegabile ed anacronistico, oltre che”oneroso” come, nonostante molti problemi siano stati ormai risolti o del superati da svariati decenni, le accise a loro collegate rimangono. E fare il pieno è sempre più un salasso, soprattutto chi usa l’auto o altri mezzi a motore per lavoro o per gli spostamenti ad esso connessi. L’Italia, purtroppo, è anche questo.