Accordo raggiunto, Grexit scongiurato, c’è voluto un grande sforzo diplomatico e soprattutto la volontà politica reale di non consentire una falla nel sistema euro. L’uscita del paese ellenico avrebbe potuto causare un effetto domino, considerata l’instabilità anche di altri Paese dell’Unione. Una ridda di voci, cifre esorbitanti che oscillano tra gli 82 e gli 86 miliardi di euro, in un piano d’aiuti alla Grecia lungo almeno tre anni.
Intanto, il debito reale del paese governato da Alexis Tsipras s’aggira sui 330 miliardi di euro, ossia il 180% del Pil, nonostante una cospicua riduzione (haircut) già effettuata nel 2012. Ma si esclude che sia stato stabilito un taglio al valore nominale del debito greco. Nella trattativa è invece prevista una ristrutturazione delle scadenze e un alleggerimento degli interessi da pagare. Questo dopo aver valutato attentamente, nei prossimi mesi, l’operato del governo e l’effettiva applicazione delle riforme in Grecia. In pratica, Tsipras dovrà deve fare approvare entro mercoledì in Parlamento la riforma dell’Iva, l’abolizione delle baby pensioni, assicurare l’indipendenza dell’ufficio di statistica, creare il Fiscal Council per controllare i bilanci. E poi, entro il 22 luglio dovrà passare anche l’adozione del Codice di procedura Civile e la direttiva di risoluzione BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) che vieta l’intervento degli stati nelle banche. Nel medio termine, ma resta una priorità, dovrà prevedere misure più dure sul mercato del lavoro come l’introduzione dei licenziamenti collettivi e l’abolizione della contrattazione collettiva.
L’Europa si è impegnata a corrispondere alla Grecia un prestito ponte (o «bridge loan», cioè un prestito concesso per un breve periodo di tempo da parte degli istituti di credito, in attesa di essere sostituito con la ricezione di altri fondi, di solito un finanziamento permanente a lungo termine) da 7 miliardi di euro. Questo entro il prossimo 20 luglio, per consentirle di onorare tutti i debiti non ancora saldati con la Banca Centrale Europea e con il Fondo Monetario internazionale. Altri 5 miliardi di euro verranno erogati ad Atene in agosto, sempre sotto forma di prestito-ponte, per onorare i pagamenti più urgenti.
L’Esm (European Stability Mechanism ) interverrà in aiuto delle banche greche con una ricapitalizzazione. La cifra stanziata oscillerà tra i 10 e i 25 miliardi di euro, ma sono già pronti ben 10 miliardi. Un costo enorme questo, che dovrebbe essere coperto, del tutto o in parte, con uno speciale fondo in cui confluiranno i proventi delle privatizzazioni promesse da Tsipras nell’accordo. La cifra stimata d’introito, con la vendita del patrimonio pubblico, dovrebbe toccare i 50 miliardi di euro. La metà, quindi, andrebbe per la ricapitalizzazione degli istituti di credito, l’altra sarà destinata equamente a finanziare investimenti e per ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil.
Per quanto riguarda gli investimenti, nell’accordo tra Grecia e Ue è previsto un ulteriore uno stanziamento di 35 miliardi di euro nei prossimi 3/5 anni. Ma su questo fronte sarà necessaria una stretta collaborazione tra il governo ellenico e le autorità europee.