Dopo l’ottimismo dei giorni scorsi e i primi segnali di “frenata” delle ultime ore, adesso è chiaro che la strada per la soluzione Grecia” si fa più ardua. Esito negativo, questo è scaturito dall’incontro tra il primo ministro ellenico Alexis Tsipras, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il direttore operativo del fondo monetario internazionale Christine Lagarde. Il primo incontro negoziale tra la Grecia e i creditori, a Bruxelles non ha portato ad una intesa,anzi, adesso le parti paiono più distanti.
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato che i progressi fatti da Atene sono insufficienti, versione pressoché identica a quella del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, poco prima di entrare alla riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue. Schauble ha anche aggiunto che il governo greco “si è mosso all’indietro”, lasciando intendere una sorta di ripensamento degli ellenici su accordi di massima già raggiunti.
Il vicepresidente della Bce, il greco Lucas Papademos, tra l’altro ex premier, ha commentato che per farcela, la Grecia “ha bisogno di realizzare le riforme, consolidare il bilancio e ottenere un alleggerimento del debito, che comunque non sarebbe sufficiente da solo“. E sul rischio contagio, Papademos ha detto che che un certo contagio non si possa escludere, anche se non c’è un rischio così alto come nel 2012. ma per vederne gli effetti bisognerà aspettare del tempo, perché gli effetti non sono immediati.
Sull’esito dei colloqui pesa il continuo scambio di accuse fra i negoziatori. L’accusa di Tsipras, al Fondo Monetario Internazionale, alla Commissione europea e alla Bce, è quella di non voler accettare l’ultimo pacchetto di riforme presentato da Atene. Il premier greco ha ribadito che la ripetuta bocciatura di misure equivalenti (per la riduzione delle spese) non è mai accaduta prima, né con l’Irlanda né con il Portogallo.
Il negoziato continua e così anche le continue schermaglie verbali e “politiche”. Bisogna fare in fretta, già domenica potrebbe essere troppo tardi. Su tavolo, la salvaguardia e l’integrità dell’euro, ma soprattutto quella di un Paese sull’orlo della bancarotta, in profonda crisi. Ma sul tavolo c’è anche lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti, 7,2 miliardi di euro, linfa vitale per la Grecia. Una questione politica e morale, c’è la necessità di trovare un accordo che soddisfi i creditori internazionali ma che consenta al popolo greco di poter tornare a vivere, lavorare, e a ri-costruire il proprio futuro. Oltre ogni logica affaristica e dissennata politica economica.