
Andrea Bardi
Premetto subito. Non mi cimenterò in un’analisi tecnica della partita. Per questo c’è già chi ha scritto e detto sui giornali e nei talk show televisivi.
Ma siccome anch’io possiedo occhi ed orecchi ancora – grazie al Cielo – perfettamente funzionanti, non posso certamente chiudere (i primi) e tappare (i secondi) dinanzi a quanto visto (sui social) e sentito (per la strada e nei bar) al fischio finale della partita tra Sudtirol e Benevento.
Dunque. Il Benevento, al secondo impegno ufficiale dell’era Cannavaro, rinvia l’appuntamento con la vittoria, e già s’avvertono nell’ambiente ingiustificati ed ingiustificabili segnali di resa e rassegnazione. E non solo tra i tifosi (il che sarebbe anche, per certi versi, comprensibile), ma anche tra i cosiddetti “addetti ai lavori” (non escludo, ovviamente, la stampa, televisiva, online o cartacea che sia).
Non soltanto, però, resa e rassegnazione. C’è un altro fattore – ahimè – costantemente presente: il disfattismo. Nella sua duplice connotazione: quella tipica, che potremmo definire “disfattismo intenzionale”, prerogativa dei soliti noti criticatori, quelli a cui non ne va (e mai ne andrà) bene una e che, chi per un motivo, chi per un altro, sono e saranno sempre “contro a prescindere ” (e di casi noti, sui social come in TV, se ne contano fin troppi); e quello preterintenzionale, peculiarità di coloro che, pur mancanti della volontà di disfare , contribuiscono con il loro pessimismo puntuale ed esasperante a raggelare l’ambiente ed a smorzare sul nascere anche il più timido entusiasmo. E anche di tali individui, in particolar modo i social, abbondano.
E laddove non dominano disfattismo, resa o rassegnazione, subentrano sensi di ansia ed apprensione. Insomma, comunque la si voglia rigirare, non c’è di certo da stare molto allegri.
Ebbene. Così non si va da nessuna parte. O, meglio, si va esattamente dalla parte opposta.
C’è di vero che non possiamo ritenerci soddisfatti dell’attuale posizione di classifica. Ma il campionato è, tutto sommato, ancora all’inizio ed occorre dare il giusto tempo al nuovo mister, Fabio Cannavaro, di conoscere meglio e di valutare le potenzialità dei suoi giocatori, ed a questi ultimi, ovviamente, di assimilare i dettami, le idee di gioco e lo stile della nuova guida tecnica, radicalmente opposti a quelle del suo predecessore. E’ già difficile che ciò avvenga potendo disporre dell’organico al completo, figuriamoci in un momento, come questo, in cui a farla da padrone sono infortuni e indisponibilità, anche di giocatori titolari.
Perché tutto ciò possa avvenire nel più breve tempo possibile, è necessario che l’ambiente esterno trasmetta fiducia e tranquillità e che siano evitate o quantomeno limitate, per quanto possibile, le contestazioni.
Cerchiamo, adesso, di trovare i lati positivi.
Sembrerà un’ovvietà, ma se è vero che da quando Fabio Cannavaro ha ereditato la gestione tecnica il Benevento non ha ancora vinto, è pur vero che non ha neanche perso. Ed è già tanto, considerato che siamo soltanto alla seconda uscita ufficiale dopo il “cambio della guardia” e con sole tre settimane di preparazione.
Il Sudtirol si presentava alla vigilia del match con un bottino di 10 punti conquistati nelle ultime quattro partite, di cui sei frutto di due vittorie esterne (una delle quali alla Favorita di Palermo nel turno precedente); quindi non lo si poteva certo considerare il classico “boccone abbordabile” (a parte il fatto che in questa serie B non ce ne sono affatto!) Aggiungiamoci, inoltre, che giocava comunque in casa su un vero e proprio “campo sportivo” (definirlo stadio è un azzardo) di dimensioni ridotte, come tale notoriamente ostico per le squadre dotate di tasso tecnico superiore.
Del resto fino a due minuti dalla fine la squadra sembrava poter tranquillamente portare a casa l’intera posta, e se fossero trascorsi altri tre o quattro minuti sulla falsariga dei novanta precedenti, adesso, credetemi, staremmo parlando di “vittoria importante che rilancia le ambizioni della Strega” ed i giudizi sarebbero stati diametralmente opposti. Per quanto il Sudtirol abbia cercato, nella ripresa, di fare comprensibilmente qualcosina in più per raggiungere il pareggio, non ricordo particolari pericoli corsi dalle parti di Paleari. Per di più il Benevento, nonostante in palese debito d’ossigeno in special modo nell’ultimo quarto d’ora di partita, non è sembrato mai in balìa degli avversari. La squadra altoatesina cercava quasi esclusivamente il calcio piazzato, con lanci lunghi dei centrali difensivi verso l’area di rigore avversaria, cercando quel contatto dal quale potesse nascere un calcio di punizione. Ed è quello che, purtroppo, si è verificato, complici l’ingenuità nel commettere un inutile fallo sulla tre quarti ed il successivo errore difensivo da cui è scaturito l’insperato (da parte loro) pareggio.
Mi pongo, a questo punto, una domanda, che vuol essere anche una constatazione.
Se, pur nelle condizioni emergenziali in cui sono state affrontate le ultime due partite, sono state evidenziate (nella seconda uscita) sia una discreta crescita di condizione atletica (almeno nei primi 60 minuti), sia un’accettabile (seppur embrionale) espressione di trame di gioco (possesso palla e passaggi veloci), la squadra è riuscita comunque a non subire sconfitte e a “muovere la classifica”, cosa potrà succedere quando tutti gli infortuni saranno stati assorbiti, quando mister Cannavaro potrà disporre dell’intero organico ed operare le scelte che riterrà opportune senza forzature, quando i vari Farias, Forte, Schiattarella, La Gumina, Acampora, Simy, Letizia, Viviani, Ciano e compagnia avranno recuperato una condizione fisico-atletica non dico ottimale, ma quanto meno accettabile? Lecito attendersi che, a quel punto, la musica potrà cambiare.
E non potrà che farlo in meglio.
La rosa del Benevento, per i nomi che la compongono, è sicuramente da annoverare tra le prime tre o quattro del campionato, ma in questo momento impera uno stato fisico-atletico fortemente deficitario, figlio, forse, di una preparazione pre-campionato disastrosa che sta causando continui infortuni muscolari, anche di una rilevante entità.
Cannavaro ha fatto sapere che ci vorrà almeno un mese di lavoro prima di poter vedere i primi frutti del suo lavoro.
A noi non resta che credergli e dargli fiducia.
E soprattutto avere tanta pazienza.