
Mariarosaria Bardi
Ma davvero vogliamo credere che Oreste Vigorito, universalmente noto come persona dotata di elevata cultura e profonda intelligenza, abbia pubblicamente annunciato di lasciare la guida del Benevento Calcio perché a ciò “invitato” da uno sparuto nugolo di idioti, autori di uno striscione demenziale partorito dalle loro menti sottosviluppate? No, perché, a farsi un giro sui social, fra le tante, solite farneticazioni dei leoni da tastiera, sembrerebbe di capire che a questa favoletta abbiano creduto in tanti. Troppi.
Credo, piuttosto, che il “malcontento” del Presidente, un misto tra rabbia e delusione, parta in realtà un po’ più da lontano e sia da imputarsi, in grandissima parte a fattori esterni al tifo.
Sul banco degli imputati metto in prima linea la politica beneventana. L’inerzia delle istituzioni sannite che, in 16 anni dell’”era Vigorito”, non solo hanno lasciato l’uomo da solo a sobbarcarsi l’onere di sviluppare e portare avanti il “progetto Benevento Calcio”, ma non hanno mai perso occasione per frapporre tra lui ed i suoi sogni, tra lui e le sue legittime ambizioni, tra lui ed i suoi nobili scopi (anche sociali) ogni genere di ostacolo burocratico pur di rendergli tutto estremamente complicato, irrealizzabile oppure realizzabile sì, ma a costo di sacrifici forse spropositati ed ingiustificati. Sogni, ambizioni e scopi che, regalando a se stesso, avrebbe regalato ad un’intera città, ad un’intera comunità.
E’ questo che la becera politica beneventana, di qualsiasi colore e bandiera, non ha capito, o non ha voluto capire. E sono passati più di tre lustri.
Chiacchiere ne ha fatte, la politica. E continua a farne, tante. Ma le chiacchiere, come si dice, stanno a zero. Occorrono i fatti.
Fulgido esempio la questione “concessione stadio”. Un autentico sconcio (non trovo altre parole). Una vergogna senza fine. Uno scempio che va avanti ormai da una quindicina d’anni e che non vede una soluzione definitiva. Si tira avanti a forza di proroghe annuali, con tutto ciò che ne consegue: investimenti bloccati e progetti “congelati”.
C’è un contenzioso aperto per cui il Comune esige il pagamento di oneri concessori. Un’inezia rispetto ai (tanti) milioni di euro “anticipati” personalmente da Oreste Vigorito per la ristrutturazione, il rifacimento e la manutenzione straordinaria di uno stadio diventato, negli anni, un vero e proprio gioiello. Milioni di euro che, a ragion veduta, egli pretende in restituzione.
Si arriverà mai all’emanazione di una sentenza che dirima, finalmente, la vertenza e ponga le basi per la scrittura del definitivo contratto di concessione ?
Conoscendo la proverbiale lentezza della magistratura italiana, molto probabilmente no. Il tutto finirà con il classico accordo transattivo che finirà per danneggiare inevitabilmente la parte più forte nel contenzioso.
Risultato? Altro tempo (e soldi) persi da Oreste Vigorito.
Eppure, quando ha voluto, la politica ha saputo essere incredibilmente veloce nell’assumere decisioni. Ad esempio in occasione dell’intitolazione dello stadio alla memoria del compianto Ciro Vigorito. Tutto in meno di una settimana! Veramente encomiabile. Ma, in tutta sincerità, sulla questione mi sono fatto un mio pensiero personale, che tuttavia tengo per me. Ma dò comunque un indizio: non credo affatto alla “bontà disinteressata” della classe politica. Basti questo.
Peccato che, però, l’opera non sia stata opportunamente completata con la modifica della toponomastica della segnaletica stradale. Nei cartelli di indicazione in tutta la città si legge ancora “Stadio Santa Colomba”.
Mi sono chiesto perché, ma non ho trovato risposta. Dimenticanza? Difficile. Inerzia e lassismo? Forse. Cattiveria gratuita? Probabile.
Fatto sta che tutto ciò incide, e molto, sullo stato d’animo di un uomo che ha dimostrato, in questi 16 anni, di dare amore ed affetto e che degli stessi sentimenti si nutre e si alimenta. Non ha mai chiesto, e mai chiederà, altro.
Non so se e come Oreste Vigorito tornerà sui suoi passi. Il cuore mi induce alla speranza, la ragione, francamente, un po’ meno.
Ma la storia non è il presente. La storia è quella che ricorderanno i figli dei figli dei nostri figli. Fra cinquanta o cent’anni. La storia è scritta nel futuro. E le generazioni future dovranno ricordare l’era Ciro ed Oreste Vigorito come quella in cui sono state scritte le pagine più belle e trionfali della storia calcistica del Benevento Calcio.
Per questo, e solo per questo, credo e penso che Oreste Vigorito non lascerà mai.
Mi piace pensare al giorno in cui, quando forse molti di noi non ci saranno più, sulla facciata centrale esterna dello stadio campeggerà solenne l’insegna
<< Stadio Ciro ed Oreste Vigorito>>