di Marcello Mulè e Andrea Bardi
Più che i risultati della squadra allenata da Fabio Caserta, assolutamente entusiasmanti con 60 punti in classifica (media 1,881 punti/gara) frutto di 17 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte, con ben 55 reti all’attivo (migliore attacco della B con una media di 1,70 reti/gara) e solo 30 al passivo (0,91 reti/gara, terza/quarta miglior difesa), a tenere banco, sin dall’inizio del campionato, è la costante assenza del grosso (?) del pubblico dagli spalti del Ciro Vigorito. Numeri da serie C, considerando il recente passato. Ad oggi la media spettatori paganti per le gare di questa stagione dei Giallorossi è di 3.524 spettatori/gara, con un totale complessivo di 59.915 spettatori in 17 gare disputate tra le mura amiche. Per capirci, siamo 13mi nella graduatoria delle 20 di B, in questo campionato. Per chiarezza, la media delle 20 squadre è di 3.820 spettatori/gara (media abbassata di molto da Pordenone, Cittadella e Alessandria), e le migliori sono Parma, Lecce e Frosinone. Già, in ciociaria hanno una media di 5.183 spettatori, con il capoluogo che, dati alla mano, ha meno abitanti di Benevento: 44.000 Frosinone, contro i 57.000 di Benevento.
Un calo fin troppo evidente, soprattutto come impatto visivo, considerando anche le dimensioni mastodontiche dell’impianto di Piazzale degli Atleti. Gradinate e poltroncine occupate a macchia (rada…) di leopardo, con troppi spazi desolatamente vuoti e silenti, nel catino che eppure è così caro ai tifosi.
Quelle poltroncine non occupate sono un’offesa e, comunque, provocano assoluto dispiacere a chi (Oreste Vigorito) investe cospicuamente per la nostra passione ed anche a chi, invece, su quegli spalti c’è sempre, a prescindere dalla categoria, dai risultati, dalle mode del momento, dal fenomeno giallorosso innescatosi qualche anno fa con la doppia promozione dalla C alla A. E sempre presenti a prescindere dal tempo, dalla crisi economica (unici ad essere giustificati, quelli in difficoltà…), dalla pandemia e da tutto quanto altro vogliamo aggiungerci, per dare una spiegazione (ma serve, poi?) a questo paradosso, assolutamente marcatamente beneventano. Assurdo, incomprensibile, inenarrabile.
Forse, ma proprio “forse”, una scusante realmente plausibile (per una certa parte di tifosi) potrebbe essere stata l’assenza di una campagna abbonamenti che avrebbe agevolato le famiglie. Ma tale scusante decade miseramente al cospetto di prezzi al botteghino praticati in questa stagione, obiettivamente irrisori per un palcoscenico così importante come la serie B.
La delusione (per alcuni, evidentemente, ancora troppo cocente), per la retrocessione? Fa parte del passato, ormai. Il calcio è altalena di gioie e dispiaceri, di tripudi e delusioni, di vittorie e sconfitte, di conquiste ed insuccessi. Il presente dice che il Benevento “vede” ormai ad un passo la riconquista immediata di “quel posto” che qualcuno, evidentemente, ritiene debba quasi spettargli di diritto, dimenticando di averlo occupato per sole due volte nell’ormai quasi centenaria storia del sodalizio sannita.
Il futuro è tutto da costruire, e lo si fa soltanto vivendo il presente, forti delle esperienze del passato, anche e soprattutto di quelle negative. Un passato (recente) difficile da dimenticare, sì, ma che non può e non deve rappresentare l’alibi per non vivere il presente con rinnovato entusiasmo.
Il tifo è passione pura, incondizionata, irrazionale, che sovrasta ogni delusione e scavalca ogni ostacolo.
E allora?
Oltre ogni legittima scelta di ognuno, noi un’idea ce l’abbiamo. Buona parte degli assenti, sono persone alle quali piace vincere facile. Spettatori, e non Tifosi, che partecipano alla festa ma che preferiscono assentarsi quando invece c’è da lottare, soffrire, stringersi e dare una mano, con la voce, con il Cuore, con la passione. Quegli assenti vanno allo stadio a vedersi la partita di calcio, ma solo se il “risultato” (come una promozione già in tasca) o lo “spettacolo” (la loro Juve, Inter, Milan, Napoli…) sono garantiti. Occasionali? Certo, anche. Ma di sicuro non Tifosi del Benevento Calcio. Comparse, potremmo definirle così. Che, in genere, danno anche fastidio ai Tifosi veri.
E allora facciamocene una ragione. Il Benevento è di chi lo ama, dei Tifosi, pochi, ma buoni e soprattutto veri. E inutile ed anche antipatico continuare a fare appelli, pregare chi, invece, non aspetta altro che potersi godere la propria squadra del cuore (non certo il Benevento) che calpesta il prato del Vigorito. Lasciate che restino a casa. Non c’è bisogno di chi non ha passione, di chi non ama la Strega.