La mia “ambizione è quella di diventare un combattente per lo Stato islamico”, ha dichiarato Salah Abdeslam, imputato chiave nel processo aperto a Parigi sugli attentati del 13 novembre 2015. Gli imputati sono stati chiamati in ordine alfabetico. Abdeslam è stato il primo, gli è stato chiesto di identificarsi e la sua professione. Gli imputati sono stati condotti uno ad uno in una teca di vetro al lato dell’aula, circondati da ufficiali armati. Si è aperto così a Parigi il maxi processo per i più gravi attentati terroristici mai perpetrati sul suolo francese, quelli del 13 novembre 2015 che insanguinarono la capitale con 130 morti innocenti (più i 7 attentatori), 350 feriti, traumatizzando la Francia e l’intera Europa. L’atto assurto a simbolo della barbarie che fu compiuta quella interminabile notte resta la strage di giovani spettatori di un concerto rock al teatro Bataclan. Dei responsabili di quell’azione, a lungo studiata e preparata fin nei minimi particolari da diversi commando, nella gabbia degli imputati ce ne saranno 20. Fra questi, l’unico superstite dei commando di affiliati all’Isis che agirono in quella notte di sangue, Salah Abdeslam. Nato il 15 settembre 1989 a Bruxelles, franco-marocchino, Salah Abdeslam era amico di infanzia di Abdelhamid Abaaoud, coordinatore di diversi attentati in Europa e capo operativo dei commando del 13 novembre.
Il fratello maggiore di Salah, Brahim, morì facendosi esplodere davanti a una delle terrazze parigine su cui aprirono il fuoco gli attentatori il 13 novembre. Per motivi che restano sconosciuti Salah Abdeslam abbandonò la sua cintura di esplosivo, rinunciando a immolarsi come gli altri membri del commando. Dal suo arresto è rimasto quasi sistematicamente in silenzio davanti ai giudici o durante il suo processo a Bruxelles nel 2018, dove è stato condannato a 20 anni per aver sparato agli agenti di polizia pochi giorni prima del suo arresto in Belgio, il 18 marzo 2016.
Salah Abdeslam deve ancora essere processato in Belgio – probabilmente alla fine del 2022 – per il duplice attentato che nel marzo 2016 ha ucciso 32 persone all’aeroporto e in una metropolitana di Bruxelles. I filmati delle telecamere dell’aeroporto di Zaventem con due degli attentatori suicidi che si sono fatti esplodere gli sono valsi il soprannome di “l’uomo con il cappello”.
Gli altri imputati sono quasi tutti complici con ruoli logistici che aiutarono a portare a termine gli attentati. Come Mohamed Abrin, 36 anni, belga-marocchino, processato per aver accompagnato i commando del 13 novembre a Parigi e aver contribuito al loro finanziamento e alla fornitura di armi. Mohammed Amri, 33 anni, belga-marocchino, ha ammesso di essere andato a prendere Salah Abdeslam in macchina la sera degli attentati per riportarlo in Belgio, sapendo che era coinvolto negli attentati. Arrestato in Belgio il 14 novembre, è stato estradato nel luglio 2016 in Francia, dove da allora è in carcere. Fra gli altri imputati figurano il tunisino Sofien Ayari, 28 anni, Osama Krayem, compagni durante la latitanza di Abdeslam a Bruxelles, Mohamed Bakkali, 34 anni, accusato di aver noleggiato le auto servite per gli attentati, Abdellah Chouaa e Ali El Haddad Asufi. Poi ancora Adel Haddadi e Muhammad Usman, 34 e 28 anni, che accompagnarono i kamikaze dello Stade de France. Farid Kharkhach e Ali Oulkadi accusati di aver aiutato Salah Abdeslam a nascondersi a Bruxelles il 14 novembre. Oussama Atar considerato il membro dell’Isis che ordinò gli attentati di Parigi. Altri, latitanti o presunti morti, saranno processati in contumacia. Fra questi Ahmad Alkhald, considerato uno dei principali attori degli attentati del 13 novembre ancora in fuga.
Fonte:Rai News
Foto:Il riformista