Il Benevento strappa un punto prezioso al Genoa, disputando su prato di Marassi una delle migliori gare della stagione, almeno nel primo tempo. Complessivamente buona la prestazione di tutti e, alla fine, il pareggio è assolutamente giusto. Peccato, però, per i soliti errori individuali e per qualche rimpallo beffardo. Ma il calcio è così, nessuna squadra ti perdona niente quando sbagli, soprattutto in serie A. Certi errori, inevitabilmente, si ripercuotono, anche a livello inconscio, sulla tenuta psicologica e sulla fiducia nei propri mezzi della squadra, segnandone in qualche modo la prestazione.
Differente e assolutamente propositivo stavolta l’atteggiamento dei giallorossi: undici iniziale (schierato ancora con il 3-5-2 o 5-3-2 in fase di non possesso) con spiccata propensione offensiva sin dalle primissime battute, senza fare le solite barricate in attesa di qualche contropiede. E, questo approccio alla gara, ha dato i suoi frutti. Tanta costruzione, ottime le geometrie e le verticalizzazioni di un Nicolas Viola in grande spolvero (…). Da sottolineare la prestazione di Gianluca Lapadula, un’autentica spina nel fianco per i difensori genoani che hanno dovuto fare gli straordinari per contenerlo. L’attaccante italo-peruviano, è stato bravo a procurarsi un sacrosanto calcio di rigore (realizzato poi da Viola) e poi ha segnato la rete del raddoppio giallorosso, a conclusione di un’azione di ottima fattura. Grande sforzo collettivo della squadra, peccato come detto per i soliti errori individuali che hanno macchiato indelebilmente la prestazione. Le reti dei grifoni sono nate, appunto, da incertezze (ma anche da rimpalli sfortunati) capitalizzate al massimo da una vecchia volpe dell’area di rigore come Pandev.
Obiettivamente la squadra ha fatto tutto quanto poteva. Inutile adesso mettersi a recriminare. Un punto contro il Genoa al Ferraris, lo avremmo sottoscritto tutti, fino a un mese fa. Purtroppo l’acqua alla gola ce la siamo fatti arrivare con prestazioni non adeguate (eufemismo), soprattutto in casa con Parma e Sassuolo. Ma la storia, purtroppo, non possiamo cambiarla. Ciò che è accaduto (come nella Vita) rimane lì, indelebilmente. La distanza con la terz’ultima s’è assottigliata ulteriormente: adesso il Benevento è a +3 dal Cagliari (ad oggi +4, se consideriamo lo scontro diretto dell’andata vittorioso per noi). In due gare i sardi hanno rosicchiato ben 5 punti. Senza entrare nel merito di certi risultati, sia chiaro.
L’ingresso in campo di Luca Caldirola ha dato grande solidità difensiva. L’arcigno centrale di Desio ha dimostrato (?) quanto sia importante il suo apporto in un reparto che troppo spesso ha mostrato il fianco, senza nulla togliere a chi ha giocato, di volta in volta. Caldirola è un calciatore essenziale, poco raffinato quando calcia ma in marcatura è implacabile, direi necessario quando si affrontano squadre con attaccanti di buon livello. E poi si propone non disdegnando sortite offensive e, le reti realizzate proprio a Genova contro la Sampdoria, ne sono la prova: ma davvero deve fare solo panchina? Lapadula, poi, ha dovuto fare reparto da solo: Gaich appare poco brillante e reattivo, colpa probabilmente di una mancanza di una preparazione fisica adeguata al contesto. I suoi errori sistematici negli stop e nel controllo palla ne sono la prova. Il giovane Di Serio, pur eccellendo nell’impegno, non sembra ancora pronto per certi palcoscenici. Considerato il flop dell’oggetto misterioso Iago Falque e di Caprari, che sembra non essere mai in una condizione fisica accettabile, credo ci sia bisogno di ideare qualcosa di diverso. Mi ripeto: encomiabile, come sempre, la prestazione di Lapadula, ma è impensabile che possa sempre cantare e portare la croce. Così giocando per lui c’è un inutile dispendio d’energie che poi ne inficiano la lucidità sotto porta.
Ma il Benevento è questo: impensabile e forse anche stupido aspettarsi o chiedere di più. Certo, la sfortuna, gli errori. Ma di più non si può chiedere sotto il profilo qualitativo. Però quando si gioca con intensità e convinzione, senza provare a speculare, la squadra riesce sempre a misurarsi almeno alla pari, nonostante le lacune che noi conosciamo e l’apporto non adeguato di qualche calciatore che, probabilmente, non è proprio funzionale.
Neppure il tempo di rifiatare che domenica prossima ci sarà un’altra gara crocevia per noi. Al Vigorito ci sarà l’Udinese, e i giallorossi dovranno disputare un’altra prestazione maiuscola per cercare di tornare (finalmente!) alla vittoria e conquistare tre punti fondamentali nella corsa alla salvezza che si fa sempre più complicata. Possiamo e dobbiamo solo crederci: i conti si faranno alla fine.