Si torna in classe in quattro regioni, compresa la Lombardia che esce dalla zona rossa dopo l’errore di calcolo dell’Rt. A permettere agli studenti di tornare tra i banchi, in alcuni casi, sono state le sentenze dei Tar mentre in altre situazioni sono prevalse le ordinanze dei governatori. Il Dpcm prevedeva la possibilità di aumentare la frequenza fino al 75%, ma pochi territori adotteranno questa percentuale.
Quasi 300mila studenti delle scuole superiori tornano in aula. Un rientro che in quasi tutte le città è al 50% ma che offre la possibilità ai ragazzi di rivedersi, seppur a turno. Le scuole secondarie di secondo grado riaprono in quattro nuove regioni mentre in altre 8 è tutto rinviato all’1 febbraio. Le restanti regioni, invece, hanno già riaccolto i ragazzi chi l’11 gennaio scorso chi il 18. A permettere agli studenti di tornare tra i banchi, in alcuni casi, sono state le sentenze dei tribunali amministrativi mentre in altre situazioni sono prevalse le ordinanze dei governatori che ormai, per quanto riguarda l’istruzione, non tengono più di tanto in considerazione le indicazioni dei Dpcm. Il provvedimento firmato da Giuseppe Conte prevedeva la possibilità di aumentare la frequenza fino al 75% ma pochi territori adotteranno questa percentuale. Oggi sarà anche un giorno di proteste: l’onda delle occupazioni studentesche partita da Milano nei giorni scorsi è arrivata a Roma, dove sabato i ragazzi hanno occupato il liceo classico Kant. Ad alzare la voce non sono solo i giovani: in giornata il movimento Priorità alla scuola con i Cobas, Flc Cgil, Uil Scuola, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo organizzeranno sit-in in venti città e un presidio davanti al ministero dell’Istruzione a partire dalle 16. Ecco la mappa regione per regione dei rientri.
Chi rientra oggi
Lombardia – Si passa da zona rossa ad arancione perciò rientrano a scuola gli studenti (200mila) di seconda e terza media e delle superiori, fino ad oggi in didattica a distanza. Unica eccezione la potranno fare alcune scuole di Milano: il prefetto visto il ridotto margine di preavviso ha concesso ai presidi di riaprire da martedì. Ad agevolare il traffico dei ragazzi il Comune di Milano ha previsto con un’ordinanza l’apertura di uffici e negozi alle 10.
Marche – Il rientro per le superiori era inizialmente previsto l’1 febbraio, ma il governatore ha emesso una nuova ordinanza che prevede il ritorno a scuola di 36mila ragazzi il 25 gennaio. Il provvedimento del 5 gennaio scorso è stato revocato.
Umbria – Da oggi il 50% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado (18mila) tornerà a svolgere l’attività scolastica in presenza.
Liguria – Sono 31mila gli studenti delle superiori che tornano in classe. Il presidente Giovanni Toti, in accordo con il Tar, ha deciso di far rientrare a scuola fino al 50% i ragazzi. Nelle prossime settimane valuterà se portare la percentuale di popolazione studentesca al 75%.
Chi resta a casa
Veneto – Il Tar del Veneto ha respinto l’istanza di sospensiva presentata da 17 genitori contro l’ordinanza del presidente Luca Zaia. Le superiori restano pertanto in dad fino al 31 gennaio anche se in settimana potrebbe arrivare un ulteriore pronunciamento del tribunale amministrativo regionale al quale si stanno rivolgendo il gruppo di genitori.
Friuli Venezia Giulia – Nonostante la battaglia dei genitori e il pronunciamento del Tar a loro favore, le superiori sono ancora a casa fino al 31 gennaio. Così ha deciso il presidente Massimiliano Fedriga.
Sicilia – La regione resta in zona rossa perciò rispetta il Dpcm del 14 gennaio che prevede la didattica a distanza dalla seconda media.
Campania – Dal 21 gennaio sono tornati in classe gli alunni di quarta e quinta elementare. Le scuole secondarie di primo grado riprendono l’attività didattica in presenza da oggi mentre le secondarie di secondo grado andranno a scuola in presenza dal primo febbraio. Un rientro ancora problematico in Campania perché molti dirigenti segnalano la mancanza di spazi e persino di docenti. Da segnalare l’eccezione del comune di Nusco dove il sindaco Ciriaco De Mita, ex presidente del Consiglio, tre volte ministro, segretario nazionale della Democrazia cristiana e deputato dal 1963 al 1994, prossimo al compimento dei 93 anni, ha deciso di “procrastinare la riapertura delle scuole, almeno fino a quando l’Azienda Sanitaria Locale non avrà terminato gli screening sui contatti avuti da coloro i quali sono risultati positivi nei giorni scorsi”.
fonte: www.ilfattoquotidiano.it