
Mariarosaria Bardi
S’è consumata, ieri sera, al Ciro Vigorito l’ennesima impresa sportiva di una squadra che non smette mai di stupire.
Il “piccolo” Benevento di Pippo Inzaghi ridimensiona una spocchiosa Juventus inchiodandola sul punteggio finale di 1-1, al termine di una partita giocata con attenzione, determinazione e coraggio.
L’aveva detto, Inzaghi. Per far punti contro la Juventus bisognava fare una gara perfetta, contrapponendo cuore e sudore al differenziale tecnico tra le due squadre in campo: e così è stato. Ed il bello è che il Benevento non ha, soltanto, atteso la Juventus bloccando sul nascere le fonti ispiratrici del gioco nei suoi uomini chiave, ma ha anche giocato a calcio, un bel calcio. Da squadra vera. Da squadra di categoria. Da squadra che vuol dimostrare di non trovarsi in serie A per caso, ma che nella massima categoria intende restare togliendosi anche, quando possibile, queste soddisfazioni. C’era quasi riuscita con la Roma, prima, e contro il Napoli, poi. L’inesperienza nel non saper gestire il vantaggio (ed aggiungiamoci una buona dose di sfortuna) non le avevano consentito di compiere le imprese, al contrario di quanto s’è concretizzato ieri sera.
Il Benevento è entrato in campo con voglia e determinazione sin dai primi minuti, a differenza di una Juventus sorniona, forse troppo convinta che, prima o poi, e senza neanche doversi sforzare più di tanto, il gol l’avrebbe trovato per poi chiudere e far propria la partita. La classica spocchia di chi crede, e sa, di essere tecnicamente superiore al proprio avversario.
Al 20° minuto del primo tempo sembrava che la partita dovesse girare proprio in quella maniera. Un fantastico gol di Morata (soltanto uno dei tanti fuoriclasse in organico) ha sbloccato il risultato, dando alla squadra bianconera un immeritato vantaggio. Fino a quel momento, infatti, la difesa sannita non aveva subìto particolari pressioni, né si ricordano interventi da parte di Montipò. Il Benevento era in totale controllo della partita ed aveva, anzi, tenuto sotto pressione il centrocampo e la difesa bianconere con pericolose ripartenze.
Da quel momento in poi è stato un monologo del Benevento, che ha trovato il più che meritato pareggio con un meraviglioso tiro al volo di Letizia dal vertice dell’area di rigore, andato ad insaccarsi sulla destra di un incolpevole Szczesny, dopo aver colpito l’interno del palo.
Tiro non forte, ma preciso quanto basta: il classico colpo da biliardo. Dedicato poi, dallo scugnizzo partenopeo a colui che, di colpi da biliardo, seppe incantare il mondo. E non avrebbe potuto essere diversamente.
Gaetano Letizia ricorderà a lungo, nella sua vita, questo giorno, come lo ricorderanno i tifosi della Strega.
Il secondo tempo è scivolato via senza particolari patemi d’animo. Il Benevento ha controllato la partita e s’è reso pericoloso in un paio di occasioni in cui il portiere bianconero ha dovuto compiere gli straordinari. Anche Montipò ha impresso il proprio sigillo sulla partita, salvando letteralmente il risultato a 5 minuti dalla fine con un intervento che ha del miracoloso. Ma i portieri a questo servono: per parare. Ed avercene uno così non può che far piacere.
Risultato finale, tutto sommato, giusto anche se, forse, a poter recriminare qualcosa in più è proprio la squadra di Inzaghi
Alzi la mano chi, ad agosto, aveva ipotizzato che il Benevento avrebbe realizzato la bellezza di dieci punti in nove partite, dopo aver incontrato sul proprio cammino corazzate del calibro di Inter, Roma, Napoli e Juventus, oltre all’outsider Verona, altra squadra davvero niente male (ne sa qualcosa l’Atalanta).
Niente male, Strega, davvero niente male.
Un solo, grande rammarico. Un tale avvenimento storico avrebbe meritato ben altra cornice di pubblico.
Non oso pensare a cosa sarebbe accaduto al gol di Letizia, prima, ed al fischio finale di Pasqua, poi.
Ma è bello immaginarlo.