I due corpi scoperti nei giorni scorsi a Pompei, in quella che sembra una antica e maestosa villa romana, sembrano supportare la teoria che l’eruzione fosse avvenuta in autunno e non, come universalmente accettato, in estate. A far propendere per questo slittamento, già ampiamente ipotizzato in base a precedenti scoperte, sono soprattutto i vestiti: dai dettagli dei calchi si evince che una delle due vittime indossasse un mantello di lana, e che le temperature fossero quindi più rigide di quanto avrebbero potuto essere in pieno agosto a Napoli.
I nuovi calchi presentano dettagli estremamente approfonditi: il gesso, colato nei vuoti lasciati dopo la decomposizione dei corpi, ha restituito persino la forma delle vene sulle mani. Verosimilmente si tratta di un ricco romano e di un suo schiavo, che stavano tentando di scappare insieme da Civita Giuliana, dalla villa suburbana del Sauro Bardato, a circa 700 metri a nord ovest di Pompei. Il più giovane potrebbe avere avuto un’età tra i 18 e i 23 anni e una altezza di 1,56 metri; presumibilmente era uno schiavo, a giudicare dalle prime analisi delle impronte, che hanno rilevato alcuni schiacciamenti delle vertebre, che potrebbero essere stati causati da lavori pesanti; l’altro, che avrebbe avuto tra i 30 e i 40 anni e sarebbe stato alto 1,62 metri, sarebbe invece il padrone: la tunica e la mantella di lana fissata su una spalla confermerebbero l’appartenenza a una classe sociale agiata.
fonte: www.fanpage.it