Oltre 1.000.000, tanti sono i migranti che, secondo le stime dell’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni, International Organization for Migration in inglese) sarebbe entrata in Europa nel corso di questo lungo e tormentato anno 2015. Le stime ovviamente sono per difetto, considerato che mancano ancora alcuni giorni alla fine dell’anno e poi, certamente, il numero effettivo è superiore considerando i tantissimi clandestini che sono sbarcati sulle coste europee per poi rimanere nell’ombra. In ogni caso, rispetto all’anno precedente (2014) il loro numero si è quadruplicato!
Una cifra enorme, è come se tutti gli abitanti di una città della grandezza di Napoli, ad esempio, si spostassero in massa altrove, con tutti i problemi connessi alla loro collocazione ed integrazione. Sempre secondo l’OIM, nel corso della fuga da guerre ed atrocità, avrebbero perso la vita circa 3.700 tra uomini, donne e bambini. Dati che probabilmente non corrispondono al numero reale, sempre considerando che tantissimi dei migranti o di coloro che in qualche modo hanno cercato di raggiungere la “terra promessa” non è stata alcun modo censita o addirittura non ha lasciato nessuno a reclamarne la scomparsa o l’assenza. Il Paese con maggior numero di arrivi è stata la Grecia, con oltre 800.000 persone, poi l’Italia (150.000), la Bulgaria (30.000) e la Spagna (4.000). Provengono per oltre la metà dalla martoriata Siria, ma anche dall’ Afghanistan, Iraq, Eritrea.
Il boom di sbarchi s’è registrato nella stagione estiva, con condizioni meteo-marine ottimali per la traversata via mare o per chi ha valicato i monti al confine tra Asia ed Europa. Ma, nonostante il freddo di questi giorni, continuano le traversate del Mare Nostrum e sono all’ordine del giorno, purtroppo, anche i naufragi ed ancora tantissime le vittime.
Il problema rimane la loro ricollocazione. Il flussi maggiori per il recente passato si sono registrati verso Francia, Germania e paesi scandinavi. Paesi che, dopo le iniziali difficoltà e la successiva (parziale) apertura al loro accoglimento, hanno di nuovo “chiuso le porte”. In effetti era impensabile, oltre l’iniziale slancio umanitario, che si potesse realmente trovare una sistemazione a tutti. Problemi che non si limitano soltanto ad un tetto da offrire, ma nel medio/lungo periodo anche alla loro sussistenza e alla successiva collocazione nel contesto sociale e lavorativo.
La crisi economica che fa sentire i suoi effetti anche a nazioni da sempre floride, nei fatti non consente un’ospitalità duratura. E le prospettive non sono rosee. Basti pensare che in Turchia ci sono oltre due milioni di rifugiati siriani e per il 2016 si prevedono ulteriori arrivi. Un problema spinoso e di assoluta rilevanza per i politici europei che dovranno studiare strategie efficaci e non più interventi tampone, per evitare di minare gli equilibri sociali ed economici dei singoli Stati e dell’Unione. Iniziando a contrastare con decisione e forza il traffico di essere umani nel Mediterraneo.